Giovedì 25 Aprile 2024

Come evitare un governo "à la carte"

Pier Francesco

De Robertis

La soluzione che (forse) si prospetta a questa "drole de crisi" è la classica soluzione all’italiana. Probabilmente l’unica possibile in questo momento, l’unica che il vincolo interno ed esterno permettessero. Una soluzione in cui ognuno vede quello che gli pare, e che gli tornerà comodo rivendicare. Una sorta di soluzione "à la carte". Escono dalla maggioranza (pare) metà grillini ma metà restano anche se sotto diverso nome, e il gioco sarà dire quale è la versione originale. Ognuno cercherà di salvare la faccia, e nessuno ci riuscirà. Quando tutti sono deboli, la massima aspirazione è non perdere. La politica del wrestling.

Il governo che uscirà dalla votazione di domani in Parlamento, se davvero uscirà e non se salterà tutto come non è ancora escluso, sarà quindi, inevitabilmente, un governo "à la carte". Una sorta di condominio in cui ognuno fa un po’ come gli pare. Questo almeno nelle intenzioni dei partiti, troppo fiacchi o troppo (già) in campagna elettorale per un patto di fine-legislatura; di certo meno in quelle del premier. Che ha sì messo in conto una navigazione perigliosa nei mesi antecedenti le urne ma che non è disponibile a tornare a bordo e poi trovarsi davanti la solita ciurma di indisciplinati. È così più che probabile, anzi auspicabile, che Draghi ascolti i consigli di chi, per primo Matteo Renzi, gli suggerisce di non trattare con nessuno. Fare un discorso prendere o lasciare, squadernare un’agenda Draghi senza condizioni, e vediamo chi ha il coraggio di portare l’Italia alle urne anticipate in questa congiuntura internazionale, dopo la richiesta di stabilità che arriva da mezzo mondo, Putin escluso. La messa in sicurezza del Paese, la sua collocazione internazionale (che vuol dire riscaldamento per l’inverno) valgono più di un Conte. Draghi l’ha (speriamo) capito, è bene che lo capiscano presto anche i partiti.