Mercoledì 24 Aprile 2024

Com’è difficile accettare il tempo che passa. Ma anche la vecchiaia non è uguale per tutti

A 43 anni Buffon si ribella all’idea di smettere di giocare, a 86 Sophia Loren vince il settimo Donatello e sa scherzare sulla sua età. Qualcuno si spaventa di fronte alla prospettiva di una vita diversa. Altri sanno invece capire che il tempo da vivere è sempre il presente

Gianluigi Buffon, 43 anni

Gianluigi Buffon, 43 anni

L’addio di Buffon alla Juventus potrebbe essere una grande lezione di saggezza: "Ogni inizio ha anche una fine. E questa è la fine del mio secondo tempo". Lo sarebbe se non grondasse amarezza ("Tolgo il disturbo"). Se il congedo non fosse una specie di annuncio di lavoro: "A.A.A portiere offresi, automunito, disposto a trasferimenti all’estero". Giocare ancora, non fermarsi nemmeno dopo i supplementari, i rigori, il fastidio della panchina. Con l’accanimento di Valentino Rossi, che non vuole scendere dalla moto anche se si vede passare davanti gente con vent’anni di meno. Con l’irriducibilità dei pensionati che continuano a presidiare il bar sotto all’ufficio. Perché altrimenti la terra trema. E non si è più nessuno. Un sondaggio ha rivelato che negli Stati Uniti un terzo di tutti i maschi adulti e un quarto delle donne sceglierebbe di rimanere permanentemente nella fascia di età fra i 15 e i 19 anni: una condanna all’ergastolo scolastico, un fraintendimento collettivo della giovinezza.

È così tremendo invecchiare, chiudere un ciclo, lasciare andare chi si è stati? "Nel tentativo di durare, noi cerchiamo di estendere la vita – scrive James Hillman in quello straordinario manuale di manutenzione dell’anima che è 'La forza del carattere' –. Ma altrettanto importante è estendere la comprensione della vita: la vita come è adesso, non come era; la vita strutturata dall’intelligenza; la vita come ammaestramento". La vecchiaia – che per qualcuno può iniziare a 40 anni – non è uguale per tutti e non si improvvisa. È un esame da preparare per tempo, un copione da rubare a chi sa. Sophia Loren a 86 anni ritira il settimo Donatello alla carriera in un abito tempestato di brillanti. Viene osannata dai ragazzini, prima di scendere le scale ironizza: "Non posso prendere il David in mano adesso, altrimenti cado io e cade il premio". Anthony Hopkins in pigiama ringrazia per l’Oscar di 'The Father', in cui interpreta un anziano malato di demenza senile: "Non posso credere a quanto sia fortunato. Ho compiuto ottant’anni ormai più di tre anni fa, eppure sto ancora lavorando e sono lucidissimo grazie alla recitazione, alla musica e alla pittura".

Parla di fortuna per modestia, dietro ci sono divertimento e applicazione. Forse un mestiere che predispone. Gli atleti dovrebbero avere tutti un preparatore spirituale per allenarsi alla fugacità della gloria e soprattutto al dopo. Qualche anno fa Buffon confessava: "Ho sempre avuto attorno persone che mi hanno organizzato la vita. Avere 24 ore libere, nelle quali tu ti devi organizzare la vita, è l’unica cosa che mi spaventa". Franca Valeri non aveva paura. Considerava la vecchiaia una vacanza: "Si acquista una certa visione dall’alto della vita, non c’è l’ansia della gioventù o della mezza età".

A quasi 90 anni Ennio Morricone andava a ritirare un altro Oscar in abito da sera. Clint Eastwood alla stessa età è in stato di grazia, i suoi film migliori hanno i capelli bianchi e le vittime del suo narcisismo applaudono. Con quegli ottuagenari rabbiosi e spaesati che alla fine si redimono ha testimoniato che si può cambiare, riscattarsi con atti di estremo coraggio, perfino migliorare. I vecchi dovrebbero essere esploratori, raccomandava Eliot. Se gli altri mammiferi a una certa età si danno per vinti e un Messner a 76 anni si sposa per la terza volta, una ragione ci sarà. Viveva a Torino una signora centenaria che tutti i giorni si infilava nelle pieghe del mondo attraverso un computer. Sapeva sempre che tempo faceva a Sidney, si faceva portare a casa pacchi pieni di libri e sementi con cui rinnovava la mente e il balcone. Era stata una sportiva e non drammatizzava il declino.

C’è un tempo per tutto, diceva, ieri scalavo il Cervino e oggi metto insieme cinquanta passi con il girello. Non era rimasta attaccata a un’immagine logora di sé. Continuava a essere curiosa e trasgressiva con il suo gianduiotto in tasca e nemmeno un pensiero per la glicemia. Sapeva che la vera malattia della vecchiaia è l’idea che ne abbiamo e ogni giorno si inventava una vecchiaia diversa.