Mercoledì 24 Aprile 2024

Colera, torna l'incubo a Napoli. Contagiati madre e bimbo immigrati

Erano rientrati da un viaggio in Bangladesh: isolati in ospedale

Colera, torna l'incubo a Napoli (Ansa)

Colera, torna l'incubo a Napoli (Ansa)

Napoli, 4 ottobre 2018 - E’ bastata la parola perché si riaprisse un baratro tappato 45 anni fa. Colera: e il terrore si è di nuovo impadronito di Napoli, accompagnato dal ricordo di un’epidemia che nel 1973 fece almeno una dozzina di morti (ma il numero non è stato mai ufficializzato). Mercoledì si sono registrati due contagiati dal vibrione: due immigrati, madre e figlio di due anni, appena tornati dal nativo Bangladesh. Entrambi sono residenti a Sant’Arpino, un Comune di 15mila abitanti in provincia di Caserta.

La donna è stata ricoverata all’ospedale per malattie infettive Cotugno, il bambino è stato curato prima al pediatrico Santobono, poi spostato anche lui al Cotugno in terapia intensiva. "La situazione è del tutto sotto controllo", assicura Antonio Giordano, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera dei Colli. "Immediatamente è stata allertata la Asl competente e sono state attivate le procedure previste dai protocolli. I contatti familiari, prima e dopo il viaggio in Bangladesh, sono stati già individuati e sono attualmente sotto stretta osservazione sanitaria. I primi esami sono negativi". Il Cotugno ha definito ‘stazionarie’ le condizioni dei due ammalati, ma mentre per la madre non si nutrono timori, il bambino resta grave. Per precauzione è stato anche ricoverato in reparto il fratellino di 4 anni che non è risultato tuttavia positivo ai test, sebbene manifesti sintomi ‘attenzionati’ dai sanitari.

Napoli, protesta dopo l'epidemia di colera del 1973
Napoli, protesta dopo l'epidemia di colera del 1973

"Non si possono escludere altri casi, se ci sono stati contatti stretti tra la donna e il bambino con altre persone durante i sintomi – ha commentato Gianni Rezza del Dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità -. Ma se effettivamente si tratta di colera (i vetrini per le analisi e la caratterizzazione dei ceppi arriveranno solo oggi all’ISS da Napoli, ndr) non è una malattia che ci allarma perché la trasmissione è per via oro-fecale. Inoltre, essendo due casi di importazione, il rischio di diffusione su larga scala non c’è. Importante è l’isolamento dei pazienti e rintracciare chi ha avuto relazioni con loro».

Sono poche decine l’anno, e tutti importati da Africa o Asia, i casi di colera registrati nell’Ue negli ultimi anni. Nel 1994 si è verificata a Bari un’epidemia di limitate proporzioni, in cui sono stati segnalati meno di 10 casi. «Da allora, l’unico episodio descritto risale all’agosto del 2008 - si legge sul sito dell’Istituto Superiore della Sanità -. A Milano un uomo, di rientro dall’Egitto, morì di colera in ospedale». I due casi segnalati a Napoli fanno riaffiorare lo choc di 45 anni fa. A fine agosto del 1973 la città piombò di colpo nel panico. Mille persone ricoverate, una dozzina di morti (ma il bilancio ufficioso contabilizzò una trentina di decessi) per un contagio partito nella popolosa e vicina Torre del Greco a causa di una partita di cozze infette provenienti dalla Tunisia. Un secolo prima, già due volte Napoli e il suo brulicante hinterland erano stati aggrediti dal morbo tanto da spingere politica e urbanisti a demolire interi quartieri del «ventre di Napoli», descritto e denunciato dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao.

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