Venerdì 26 Aprile 2024

Ciabatte brutte (ma comode) L’eterno ritorno

Giorgio

Comaschi

Ecco. È iniziata la stagione delle brutte ciabatte. Al primo sole non vediamo l’ora di andare in giro per le città (pazienza al mare, quello sarebbe l’habitat naturale della ciabatta) indossando ciabatte per lo più brutte, antiestetiche, ciabattanti e ciabattone. Le prime avvisaglie sono offerte dai turisti che, quando tutti hanno ancora le scarpe, spuntano in braga corta e infradito di plastica, con gambine di un bianco clinicamente preoccupante. Poi cominciano le donne. E lì c’è la saga del Tallone Rosso, di un piede tragicamente ancora invernale che, impavido, sfida le leggi dell’estetica e si propone nel suo biancore cadaverico, ma in contrasto con il rossore dovuto a una temperature a volte ancora non felicissima.

Esistono belle ciabatte? Può darsi, ma si ha l’impressione che la ciabatta brutta sia estesa fino ai confini del creato, perché lo spettacolo cittadino del ciabattone ciabattato (fa un suono tipico la ciabatta e forse da lì viene il nome americano di flip flop) lo conferma. Negli anni 60 inorridivamo di fronte a turisti tedeschi dotati di quelle ciabattone che oggi sono diventate di moda perché, come si dice nel caso uno vi sottolinei che sono brutte: "Sì, ma sono così comode…". Così si perdona spesso il cataclisma estetico che comporta il fatto di avere continuamente sottocchio (la gente se le toglie continuamente, al tavolino, in piedi al bancone di un negozio eccetera) quell’alone visibile e inquietate che fa fatica a provocare l’esclamazione: "Che meraviglia! Bello!".

L’uso della ciabatta insomma, ora che stiamo salutando festanti il suo ritorno, è un argomento delicato nel contesto di quel nuovo termine che se adesso non lo si usa si passa per dei disadattati: "outfit". C’è chi le sceglie con cura, chi riesce a portarle con classe, ma per ora sono casi rarissimi. Magari più avanti. Adesso c’è la fregola di farle uscire dalle scarpiere e dagli armadi e di mandarle al loro destino, sugli asfalti arroventati del mondo.