Venerdì 26 Aprile 2024

.Cercando il bimbo disperso "Sentivo la voce nel fiume, chiamava la mamma"

Proseguono le ricerche del piccolo di 8 anni strappato dalle braccia della madre. Parla un testimone: quelle grida nel buio. Sub e vigili del fuoco setacciano le pozze

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dall’inviato

Alessandro

Caporaletti

BARBARA (Ancona)

"Mattia, Mattia!" La voce della disperazione si perde nel deserto di fango arso dal sole e alberi sradicati che la piena del Nevola ha lasciato dietro di sé tra Barbara e Castelleone di Suasa. C’è un palo aggrappato a un crosta del terreno tra le radici di una quercia: contrada Coste sta scritto sul cartello macchiato di fango. E intorno una distesa di desolazione. È qui che giovedì sera l’onda marrone del Nevola s’è portata via il bambino (8 anni), Mattia Luconi, in un abbraccio senza ritorno, dopo avere travolto l’auto su cui viaggiava verso casa insieme alla mamma, Maria Silvia Mereu, farmacista di 42 anni di San Lorenzo in Campo.

L’auto è laggiù, dall’altra parte del Nevola, una macchia bianca di lamiere sepolte dalla terra sei o settecento metri a valle del ponticello senza più ringhiere, oltre una foresta pietrificata di alberi spazzati dalla fiumana. Qui Maria Silvia Mereu è stata trovata senza più fiato né lacrime aggrappata al tronco che le ha salvato la vita, dopo che l’acqua le aveva strappato il figlio. E qui si continua a cercare Mattia ormai da tre giorni. I subacquei dei carabinieri di Pescara arrivati di prima mattina si calano a turno nel fiumiciattolo che borbotta torbido di melma e schiuma per setacciarne il fondo: anse, anfratti, buche, ogni centimetro può nascondere una verità. "Andremo avanti a oltranza, da qui per tutto il corso del fiume", promette il capitano Francesca Ruperto, comandante dei carabinieri della compagnia di Senigallia. Sommozzatori dei carabinieri e le squadre subacquee dei vigili del fuoco, da ieri pomeriggio i cani molecolari, squadre del gruppo speleologico e della Protezione civile si muovono sul Nevola fino alla "parete del diavolo" e più giù, dove le acque del torrente si gettano in quelle del Misa, tra Trecastelli e Casine di Ostra. Mattia può essere ovunque. E ovunque può essere Brunella Chiù, 56 anni, travolta in auto poco più a valle insieme alla figlia 17enne Noemi Bartolucci, mentre cercavano di mettersi in salvo. Undici vittime e due dispersi, rapiti dalla piena. E quelle voci disperate che non passano.

"Io l’ho sentito, ho sentito più voci", ripete Andrea Pasquini mentre dalla casa scampata alla piena guarda il fiume tornato placido e la distesa di fango che si perde lontano, in contrada Coste. Giovedì sera ha chiamato chiunque riuscisse a vedere o sentire nella tempesta per dire che laggiù, al buio, nel fiume, c’era qualcuno. "In un quarto d’ora la piena ha coperto tutto – racconta –. Sono uscito di casa, era buio e c’era un frastuono infernale. Vedevamo a malapena l’acqua torbida ribollire davanti casa. Sentivo le urla di una donna e insieme come un lamento, un rantolo, come se chiamasse: ‘mamma, mamma’. C’era un mio amico dall’altra parte del fiume, sulla strada, era venuto per aiutarci. L’ho chiamato: c’è qualcuno in mezzo al fiume, c’è qualcuno, avverti i carabinieri e i vigili del fuoco. Abbiamo cercato di indicare il punto dal quale ci sembrava provenissero quelle voci, che si spostavano sempre più a valle. Cercavamo di guidare i soccorsi, dopo circa trequarti d’ora le voci era scivolate ancora più giù".

Maria Silvia Mereu è sull’ansa del fiume avvinghiata a un albero, poco distante dal punto in cui è stata trovata anche l’auto quando l’acqua si è ritirata. Ai vigili del fuoco grida: c’è il mio bambino, il mio bambino. "Non vedevamo più niente, non sentivamo più niente", dice Pasquini, e lo sguardo resta sospeso su quella distesa di fango. Siamo più di un chilometro a valle del ponte di Ripalta, la mamma ha raccontato di aver stretto il bambino a sé mentre la piena li trascinava via, poi l’acqua glielo ha strappato dalle braccia, forse lui è riuscito ad aggrapparsi ancora a un tronco per qualche istante, poi è sparito. "Mattia veniva sempre qui da noi a vedere gli animali (ne hanno diversi da cortile, ndr) – dice la moglie di Andrea, Francesca Franceschini –. Era un bambino buono e bravo. Non riesco a credere a quello che è successo". Solo un sospiro. Poi la rabbia: "Non è possibile, nessuno ci ha avvertito di quello che stava succedendo, non sapevamo nulla, nessuno sapeva nulla. Abbiamo chiamato noi degli amici di Senigallia per dirgli di mettersi in salvo. Tutto questo è scandaloso, deve scriverlo".