Mercoledì 24 Aprile 2024

Centrodestra, Salvini nel mirino Toti alza il tiro ma la Lega non ci sta

Si inasprisce il dibattito sulla leadership della coalizione. E c’è chi propone. una Costituente

Migration

di Antonella Coppari

Tutti lo sanno ma nessuno lo ammette. Gli assetti già fragilissimi della coalizione di centrodestra sono franati nelle urne delle regionali. Una nuova strutturazione è necessaria, ma per il momento nessuno ha idea di quale possa essere. Nell’occhio del ciclone c’è la leadership di Matteo Salvini accusato – soprattutto dai forzisti – di non essere un capo di coalizione, ma solo del suo partito. Stavolta gli stracci volano dappertutto.

Il governatore ligure Toti si permette di aprire le danze: "Matteo pensa solo alle sue battaglie serve una costituente del centrodestra". Il leghista Rixi lo bastona: "Si ricordi che se è presidente lo deve proprio a lui". Al Sud è lo stesso Capitano a impugnare la scimitarra: "Ci sono stati errori nella scelta dei candidati. Fitto e Caldoro non hanno scaldato i cuori". Si sa che lui Fitto in Puglia proprio non lo voleva. Stavolta è il segretario regionale di Fd’I, Marcello Gemmato, a replicare con parole al cianuro: "Fitto lo abbiamo scelto tutti, il problema è che chi lo appoggiava, Lega compresa, ha preso meno voti". Nello stato maggiore azzurro il più esplicito è Brunetta: "Salvini non è mai stato il leader del centrodestra". Critica che si estende silenziosamente a Giorgia Meloni. La quale implicitamente conferma: "Il premier della coalizione? sarà chi prende un voto di più".

Proprio la logica di competizione e rivalità interna che impedisce al centrodestra di presentarsi come credibile alleanza di governo. "Il capo leghista dovrebbe concentrarsi su quello, invece di scippare a Forza Italia un altro consigliere regionale", avverte Gasparri.

Salvini però tiene duro. Ieri ha riunito a Montecitorio i colonnelli, da Giorgetti a Molinari: più che fare autocritica, si è impegnato a stringere i bulloni del Carroccio gettando le basi non solo per un coordinamento territoriale, ma per una segreteria politica. "Più delego più sono contento". Tra i leghisti i malumori ci sono, ma per ora si appuntano essenzialmente sugli ’estremisti’ Borghi e Bagnai, sponsor di una linea antieuropeista che diversi non condividono. In realtà nel mirino inizia a esserci lo stesso leader: ciò che fino a pochi mesi fa era inimmaginabile fa sta diventando plausibile. Lo stesso Giorgetti in privato scalpita. E Zaia si tuffa nell’amministrazione di quel Veneto che l’ha incoronato. In questo quadro Salvini annuncia che "i tre leader si sentiranno "presto", ma i mal di pancia nel centrodestra sono destinati a crescere. La mozione contro l’Azzolina fortemente voluta dall’ex vicepremier verrà votata a malincuore dai forzisti, convinti che sia un errore tattico perché destinata a rafforzare il governo. Tutto lascia pensare che all’assemblea dei deputati il 30 si leverà il coro anti-Salvini intonato ieri dai senatori. "Basta seguirlo: riprendiamo i nostri temi", riassume Cangini.

Ma la soluzione in mano non ce l’ha nessuno perché al momento non c’è. L’unica via passa infatti per una sostituzione del Capitano per cui i tempi – ammette un dirigente azzurro avvolto nell’anonimato – i tempi non sono ancora maturi. Quella del resto è l’eventualità più temuta dal centrosinistra, perché una Lega in mano al pragmatico partito del Nord e accettabile a Bruxelles potrebbe lanciare la proposta di un governo di unità nazionale per affrontare la crisi. La sola mossa nella maggioranza che governa il Paese oggi davvero temuta.