Mercoledì 24 Aprile 2024

Caso Open, sui pm Renzi non molla "Siamo stati trattati come gangster"

Ancora polemiche. L’Anm difende i colleghi: "No ad attacchi sul piano personale"

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"A Conte e a Grillo, i Pm di Milano e Roma non hanno tolto i cellulari, hanno utilizzato uno stile diverso da quelli di Firenze. Uno di loro si occupa a tempo pieno della famiglia Renzi: prima che diventassi premier eravamo una famiglia rispettabile, ora sembriamo un’associazione di gangster". Nuove bordate di Matteo Renzi (nella foto) alla procura che ha chiesto il rinvio a giudizio del leader di Italia Viva e degli altri vertici della fondazione Open (l’avvocato Bianchi, gli onorevoli Boschi e Lotti, gli imprenditori Carrai e Donnini), accusati di finanziamento illecito ai partiti: i 3,5 milioni di euro raccolti dalla fondazione che organizzava la “Leopolda“, secondo i magistrati, sarebbero serviti alla "corrente renziana" del Pd, a sostegno della scalata politica dell’ex sindaco di Firenze. Renzi ha denunciato a Genova per abuso d’ufficio i due pm titolari dell’inchiesta, Luca Turco e Antonino Nastasi, e il capo della procura, Giuseppe Creazzo. Verso quest’ultimo, Renzi ha usato come una clava anche il procedimento disciplinare per avances a una collega per cui è stato condannato.

Dura la reazione dell’Anm: "Le parole del senatore Renzi travalicano i confini della legittima critica e mirano a delegittimare agli occhi della pubblica opinione i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico", si legge in una nota. "I pubblici ministeri hanno adempiuto il loro dovere, hanno formulato una ipotesi di accusa che dovrà essere vagliata, nel rispetto delle garanzie della difesa, entro il processo, e non è tollerabile che siano screditati sul piano personale soltanto per aver esercitato il loro ruolo". "Penso - ha replicato nuovamente Renzi - che la lesione dell’immagine della magistratura, non dipende da me ma da quello che fa quel magistrato".

Stefano Brogioni