Roma, 19 luglio 2019 - Carola Rackete è in viaggio verso la Germania: lo comunica un portavoce dell'ong Sea Watch dopo le quattro ore di interrogatorio di ieri ad Agrigento. La capitana, ancora indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per disobbedienza a nave da guerra, davanti al procuratore aggiunto Salvatore Vella e ai pm Alessandra Russo e Cecilia Baravelli, ha spiegato i dettagli del salvataggio del 12 giugno, compreso lo speronamento della motovedetta delle Fiamme Gialle. "Spero che la commissione europea, dopo l'elezione del nuovo Parlamento, faccia il meglio per evitare queste situazioni e che tutti i paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili", ha commentato la Comandante uscendo dalla procura. "Carola non è più membro dell'equipaggio - ha chiarito l'avvocato di fiducia Alessandro Gamberini -. Sono state semplici le cose da dire, è un salvataggio in mare fatto con tutti i crismi della regolarità e delle esigenze drammatiche che si erano realizzate. Tutto era documentato nel diario di bordo e abbiamo prodotto tutto".
Salvini: Carola Rackete zecca
La Rackete, dopo l'arresto e il rilascio, torna nel suo Paese da cittadina libera. Non si placano però le voci di chi in Italia, attacca la capitana. A partire da quella del ministro dell'Interno Matteo Salvini. "Non vedo l'ora di espellere questa viziata comunista tedesca", ripete in un post il vicepremier, attirando insulti, considerazioni volgari e perfino minacce fisiche di centinaia di follower contro l'attivista. Ieri in un comizio, Salvini è arrivato a rivolgersi alla Rackete usando l'appellativo di "zecca". E oggi se la prende con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando: nel capoluogo Siciliano "regalano la cittadinanza onoraria a Carola ma la negano ai finanzieri che hanno rischiato la loro vita per colpa della comandante criminale. Siamo alla follia", incalza Salvini.
Dopo il sequestro della nave Sea Watch 3, Carola Rackete ha chiesto alla magistratura italiana l'oscuramento del profilo del vicepremier, denunciandolo per istigazione a delinquere e diffamazione.