Carola Rackete risponde ai pm di Agrigento. E all'uscita: "Cosa penso di Salvini? Niente"

"Sono contenta di aver spiegato cosa è successo ai pm"

L'arrivo della Rackete (Ansa)

L'arrivo della Rackete (Ansa)

Agrigento, 18 luglio 2019 -  La capitana della nave Sea watch3 Carola Rackete ha risposto alle domande dei pm durante l'interrogatorio tenutosi stamane nella Procura di Agrigento. La comandante tedesca è stata sentita per poco meno di 4 ore dal Procuratore aggiunto Salvatore Vella, e dai sostituti Alessandra Russo e Cecilia Baravelli, nell'ambito del primo fascicolo d'inchiesta aperto a suo carico: quello per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra. Ad accompagnarla gli avvocati Alessandro Gamberini e Leonardo Marino.

"Sono stata molto contenta di avere avuto l'opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno - ha detto la Rackete all'uscita dalla Procura -. Spero che la Commissione europea dopo l'elezione del nuovo Parlamento faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili", ha aggiunto. Qualcuno le ha chiesto cosa pensasse di Salvini. "Niente", la risposta della 31enne tedesca.

"Carola non è più capitana della Sea Watch, c'è stato un cambio di equipaggio", ha spiegato il legale Alessandro Gamberini. "Nella sua vita non ha fatto solo la capitana ma tanto altro. Farà quel che crede", ha aggiunto. E ha sottolineato: "Carola è libera, non è stato convalidato alcun arresto. Se vuole tornare in Germania...". Sull'interrogatorio: "E' stato semplice. Si è trattato di un salvataggio in mare fatto con tutti i crismi di regolarità e di esigenze drammatiche. Per noi è una vicenda chiara, è giusto che ci sia un'indagine. Ma montare strane idee sul salvataggio della Sea Watch è fuori dal mondo".

CITTADINANZA NEGATA AI FINANZIERI - Bocciato per un solo voto, ieri sera, dal consiglio comunale l'ordine del giorno per la concessione della cittadinanza onoraria della città di Palermo ai finanzieri speronati a Lampedusa dalla nave della Sea Watch, comandata dalla Rackete, che avevano tentato di bloccare l'ingresso nel porto dell'isola. L'ordine del giorno, presentato dalla Lega, ha ottenuto 9 voti favorevoli, 4 contrari e 10 gli astenuti, tra i 23 consiglieri presenti. Momenti di tensione a Sala delle Lapidi, dove a seguito della presentazione dell'ordine del giorno gli animi tra consiglieri di maggioranza e opposizione si sono scaldati e si è dato vita a un dibattito molto acceso. Sinistra Comune contraria alla concessione della cittadinanza onoraria, dall'altra parte la Lega e altri esponenti dell'opposizione a favore. "Ci sembrava doveroso formalizzare un riconoscimento agli uomini in divisa che, a rischio della propria vita, hanno cercato di impedire fino all'ultimo che la Rackete infrangesse le leggi italiane - dice il capo gruppo della Lega Igor Gelarda -. Evidentemente il fatto di essere in divisa e di essere cittadini italiani non è stato sufficiente ad indurre la maggioranza del consiglio comunale ad approvare un atto che per noi era assolutamente dovuto. La bocciatura - aggiunge Gelarda - è un atto politico, siamo pronti a dare battaglia affinché la cittadinanza palermitana non venga data a Carola Rackete". 

SIT IN DI SOLIDARIETA' - Un sit-in di solidarietà verso la tedesca si è tenuto davanti l'ingresso del tribunale di Agrigento, mentre la comandante dell'Ong veniva interrogata. A realizzarlo la rete delle associazioni e di liberi cittadini. "Salvare vite in mare non è reato": questa la scritta in uno degli striscioni tenuto alzato davanti la porta di ingresso del palazzo di giustizia".

L'INTERVENTO DI SALVINI - La questione Sea Watch si è riproposta anche durante il confronto fra i ministri dell'Interno, a Helsinki. Oltre a Matteo Salvini, al tavolo siedono i colleghi di Malta, Germania e Francia e il rappresentante della presidenza finlandese. Da Berlino e Parigi insistono per far approvare un documento a proposito degli sbarchi che, già durante la cena informale di ieri sera, aveva incassato la netta contrarietà di altri Paesi a partire da Italia e Malta. Uno scenario che ha convinto i quattro ministri a riaggiornarsi questa mattina, con la Francia che si è inserita all'ultimo momento, serviranno certamente altri approfondimenti per avvicinarsi a un'intesa. Malta e Italia contestano l'idea del primo porto sicuro di approdo per gli immigrati e immaginano che la redistribuzione dei soli profughi lasci nei primi paesi di arrivo i clandestini, difficili da espellere. Sul tavolo c'è anche il nodo delle Ong, che Salvini ha chiarito non possano sostituirsi agli Stati. Il ministro ha ricordato il caso della SeaWatch3: "che ha violato le leggi italiane e ha speronato una motovedetta". 

Salvini ha inoltre insistito per rafforzare l'impegno per prevenire le partenze e incrementare le espulsioni, anche inserendo una lista di Paesi sicuri "per cui prevedere delle riammissioni automatiche". Perché, ha detto: "un conto sono gli arrivi da zone di guerra, un altro da Tunisia o Albania". Niente da fare sul principio del "porto più vicino per l'approdo", fermo restando l'imperativo di salvare le vite.