Giovedì 25 Aprile 2024

"Caro Pd, basta casting" Letta vuole mettere ordine

Dopo la corsa per la successione, lettera sul congresso: quattro fasi per cambiare

La “lotta di successione“ a Letta, per la guida del Pd, si fa, improvvisamente, alata, nobile, civile. Ieri, il segretario ha scritto una lettera aperta agli iscritti, militanti e simpatizzanti del Pd. Molti sono i candidati a succedergli. Ricci, De Micheli, Bonaccini, Schlein (con un colpo di scena: in un sondaggio di Euromedia per Porta a Porta è lei in cima alle speranze degli iscritti Pd, 26,1% contro il 22.9 di Bonaccini), poi Nardella, Decaro e Sala (ma pare non ci pensino neppure), più altri nomi di big che restano coperti, ma ci sono.

Il segretario, che accompagnerà il partito fino al congresso, che si terrà a marzo (prima mancano "i tempi tecnici"), mette tutto in discussione: nome, simbolo, identità. Letta parla agli iscritti, prima che ai dirigenti (che detesta), e illustra il percorso di un congresso di riforma dem dalle fondamenta. Intanto il congresso sarà aperto all’esterno, a iniziare dalle forze politiche in coalizione (e il Psi? Pare che ne resterà fuori).

Il segretario annuncia il congresso in quattro fasi. "Abbiamo bisogno di un Congresso Costituente", premette Letta, che chiede "passione e impegno". La direzione è convocata per il 6 ottobre: darà il via libera formale, ma il percorso c’è già. Ma ecco le "quattro fasi". La prima sarà quella della chiamata: durerà alcune settimane, "affinché, chi vuole partecipare, possa iscriversi ed essere protagonista". Tradotto: il voto per il nuovo leader sarà inquinato, ma in modo legittimo, da iscritti a altre forze politiche che, fino a ora, non avevano mai avuto la tessera. La seconda fase è "quella dei nodi e consentirà di confrontarsi sulle principali questioni da risolvere", scrive Letta, avvertendo che "quando dico tutte, intendo tutte: l’identità, il profilo programmatico, il nome, il simbolo, le alleanze, l’organizzazione. E quando parlo di dibattito profondo e aperto, mi riferisco ai circoli, ma pure a percorsi come le Agorà democratiche". Sarebbe il famoso, però mai fatto, congresso a tesi e non solo sui nomi.

Segue la terza fase, "quella del confronto sulle candidature emerse". E qui, finalmente, si arriva alla ciccia. Cioè, ai (tanti) candidati. Ma Letta non vuol "un casting", ma un "confronto per arrivare a due candidature, da sottoporre poi al giudizio degli elettori". Una specie di sistema elettorale a doppio turno che mira a dare maggiore forza e rappresentanza al segretarioa che verrà. Infine, la quarta fase, quella delle primarie, "per legittimare la nuova leadership con il loro voto". A intorbidire le acque ulteriormente, come se non bastasse, l’appello firmato tra gli altri anche da Rosy Bindi per sciogliere il Pd: la ritualità del congresso è ormai accanimento terapeutico...".

Ettore Maria Colombo