Venerdì 26 Aprile 2024

Carabiniere ucciso, il pm: ergastolo agli americani

La richiesta della procura per i due studenti californiani. "Una violenza micidiale, era un uomo buono: non ammazziamolo di nuovo"

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di Paco Misale

Ergastolo. Perché "è stata un’aggressione" messa in atto "per uccidere". Perché "la legittima difesa" non c’entra. E perché quel carabiniere "è stato ammazzato da due assassini e non deve succedere di ucciderlo un’altra volta". Per questo la procura di Roma non ha dubbi e chiede il carcere a vita per Finnegan Lee Elder e Gabriel Christian Natale Hjorth, i due ventenni americani accusati dell’omicidio del vicebrigadiere dei carabinieri, Mario Cerciello Rega, massacrato a colpi di coltello nel quartiere romano di Prati la notte tra il 25 e il 26 luglio 2019. Una richiesta pesante, quella della procura.

Il perché, lo spiega in aula il pm Maria Sabina Calabretta, nel corso della requisitoria. I due ragazzi non hanno "agito per legittima difesa - dice -. Entrambi sono andati all’incontro preparandosi, erano pronti a tutto, anche allo scontro fisico per raggiungere il loro obiettivo, ammazzandolo per 70 euro e un piatto di cocaina. Non si sono preoccupati della salute della vittima, sono scappati e hanno nascosto il coltello". E ancora: "È stata un’aggressione, un attacco sproporzionato e micidiale: la finalità era uccidere", ha spiegato il pm, che ha aggiunto: "Cerciello avrebbe potuto poco anche se armato e non lo era. La volontà era omicidiaria".

Il pubblico ministero ha poi sottolineato: "È stato ucciso con undici coltellate in meno di trenta secondi. Non c’è segno di un attacco di Cerciello o di un tentativo di strangolamento", ha sottolineato ancora il magistrato. Cerciello, quella sera, era col collega Andrea Varriale, rimasto lievemente ferito.

Spiega il pm: "Il passaggio alle spalle di soppiatto dei due carabinieri non è ragionevole". E il collega Andrea Varriale non è potuto intervenire "in soccorso di Cerciello in quanto assorbito dalla colluttazione con Natale".

E poi, rispetto alla ricostruzione: "I carabinieri si sono avvicinati frontalmente e non alle spalle di Elder e Natale". Anche se è stato Elder a sferrare le 11 coltellate, secondo il pm la responsabilità dei due imputati è condivisa "perché ogni scelta quella sera fu fatta insieme". Dopo le arringhe dei difensori degli imputati, presenti entrambi ieri in aula, la Corte d’assise di Roma nella prossima udienza dovrà riunirsi in camera di consiglio per decidere la sentenza. Il destino dei due ragazzi di San Francisco, venuti in vacanza a Roma due estati fa, è adesso nelle mani di 6 giudici popolari e 2 togati.