Mercoledì 24 Aprile 2024

Bufera sui medici di Maradona L’accusa: fu omicidio volontario

Argentina, si aggrava la posizione dei 7 indagati che seguirono l’ex calciatore nell’ultima fase della vita. Le carte della procura: "Cure carenti, inadeguate e spericolate". Il neurochirurgo: io non ho usato Diego

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di Nino Femiani

L’accusa è di quelle che fanno tremare i polsi: omicidio volontario. La vittima è di quelle che non si dimenticano, vera icona dello sport: Diego Armando Maradona. Per la morte del Pibe de oro, sette persone sono state accusate di omicidio (prima era contestato un reato colposo) e il 31 maggio compariranno in procura a Sant’Isidro. Sono quattro medici, due infermieri e il loro coordinatore. Nomi importanti come il neurochirurgo Leopoldo Luque, medico di fiducia di Maradona, lo psicologo Carlos Angel Díaz, la psichiatra Agustina Cosachov e, infine, la dottoressa Nancy Forlini che autorizzò il passaggio dell’ex calciatore dalla degenza ospedaliera a quella domiciliare.

Secondo i magistrati che puntano il dito contro i sette, il fuoriclasse argentino avrebbe ricevuto, negli ultimi giorni di vita, cure "inadeguate, carenti e spericolate", un’assistenza che avrebbe "affidato al caso la salute del paziente". In più Luque è accusato anche di aver falsificato la firma di Maradona per ottenere una copia della "storia clinica" del paziente alla struttura dov’era stato operato per un ematoma al cervello. L’accusa ha chiesto anche che agli indagati sia proibito di lasciare il Paese e, quindi, siano ritirati loro passaporti.

"Più Diego stava peggio e meno lo curavano" scrivono negli atti di accusa il procuratore capo di Sant’Isidro, John Broyad, e i magistrati inquirenti Laura Capra, Patricio Ferrari e Cosme Iribarren. L’ex calciatore è morto il 25 novembre dello scorso anno, la causa del decesso – secondo l’autopsia – è stata un edema polmonare acuto secondario e insufficienza cardiaca cronica esacerbata, sofferenze aggravatesi nel tempo e più ancora dopo l’ultima operazione subita dal Diez alla testa per la rimozione di un edema subdurale alla regione sinistra.

Il neurochirurgo Luque e la psichiatra Cosachov sono le due figure chiave, almeno a sentire le sorelle Giannina e Jana, figlie di Maradona, che presentarono un esposto lo scorso gennaio. "Papà riceveva visite sporadiche – la versione di Giannina –. La sua alimentazione non era curata e, in generale, non beneficiava del controllo che sarebbe stato necessario per una persona nelle sue condizioni. Eravamo del tutto all’oscuro delle medicine che gli venivano prescritte e nemmeno sapevamo delle eventuali variazioni alla terapia. Chiedevamo spesso spiegazioni ma al riguardo non c’era comunicazione… Lo si può cogliere dalla chat nella quale c’eravamo noi familiari, Luque e Cosachov".

"A scegliere la sistemazione nel barrio San Andrés (rione in cui c’è la casa in cui il Pibe è morto, ndr) furono Luque e Cosachov e vorrei tanto capire il perché. Papà non poteva vivere in quel modo, fumava sigarette e beveva alcol", chiosa la figlia. Sullo sfondo l’idea che il campione argentino sia stato raggirato dai sette, approfittando delle sue condizioni. "Non ho rubato nulla a Diego, tanto meno l’ho usato. E ora mi preoccupo per la mia famiglia, i miei amici e i miei pazienti. Spero che almeno i magistrati mi restituiscano il telefonino", ribatte Luque. Le accuse nei confronti dei sette sono molto gravi. Se ritenuti colpevoli rischiano pene che vanno dagli 8 ai 25 anni di carcere.