Dalle parti del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, assicurano che si tratta di "una mossa distensiva" per "permettere un dialogo sereno" e che "mira a valorizzare la pluralità di idee di tutte le anime del M5s". Certo fa rumore poi che l’iniziativa – e il coraggio – l’abbia presa lui, a due mani, e non Giuseppe Conte. Succede che il titolare della Farnesina, ed ex capo politico del Movimento, si è dimesso dal comitato di garanzia del M5s, con una lettera inviata al presidente del movimento Conte e al garante Beppe Grillo. Lettera nella quale spiega di voler "rilanciare il nuovo corso", ma soprattutto lamenta che "il dibattito interno è degenerato, si è iniziato a parlare di scissioni, processi, gogne". Ciò non toglie che lo stesso Di Maio sia rimasto "sorpreso dagli attacchi interni a lui indirizzati", dicono i suoi. Attacchi che "si sono spinti anche oltre la politica, andando persino contro il rispetto della persona, tema centrale nello statuto M5S". Di Maio, dunque, nel ribadire che manterrò "la libertà di alzare la mano e dire cosa non va bene", fa un passo di lato, andreottianamente inteso. Non solo Conte, ma anche Beppe Grillo, sono stati comunque avvertiti "in via preventiva" del beau geste, da Di Maio. Anzi, sempre nell’area del ministro, si dice che l’uscita di Grillo, subito a ridosso dell’annuncio, non è un’entrata a gamba tesa, contro di lui, e che "entrambi, Luigi e Beppe, vogliono che si torni a parlare di temi e istanze del Movimento in una dialettica chiara". Insomma, tutto va bene? No. Del resto, il botta e risposta tra Di Maio e Conte prosegue da giorni. I nervi sono a fior di pelle e la contro-replica non è distensiva. "Il confronto delle idee e la pluralità delle opinioni non è mai stata in ...
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