Venerdì 26 Aprile 2024

Bene all’estero Ora per Meloni la sfida è in Italia

Bruno

Vespa

Diciamolo con franchezza: nessuno si sarebbe aspettato che a tre settimane dall’insediamento Giorgia Meloni avesse due faccia a faccia di un’ora con Biden e Xi Jinping e ricevesse due immediati inviti negli Stati Uniti e in Cina. Non è facile riassicurare la piena fedeltà atlantica agli Stati Uniti (e averne forniture di gas) e al tempo stesso fare alla Cina aperture senza gli equivoci della Via della Seta aperta a suo tempo dai Cinque Stelle con Xi che si presenta con un mazzo di fiori come l’acquisto di 250 aerei Atr prodotti a Pomigliano d’Arco.

Il successo internazionale (non scontato) garantisce al premier autorevolezza anche in Italia, ma certo non alleggerisce l’enormità dei problemi nazionali. Con i pochi soldi che restano dopo aver tamponato l’esplosione delle bollette, nella manovra da approvare la settimana prossima il governo potrà dare piccoli segnali identitari (15 per cento di tasse fino a un fatturato di 85mila euro, 3000 euro esentasse di benefit per i dipendenti, contante fino a 5000 euro, una prima mossa sulle pensioni per evitare lo scalone della Fornero, 2 punti di riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori e uno per le imprese) che si estendono alla politica non finanziaria come la lotta ai trafficanti di disperati che l’Italia ha rimesso al centro dell’azienda europea e il primo passo per l’autonomia regionale tutta da approfondire.

Ma Giorgia Meloni sa bene che sarà misurata soprattutto su altro. Se in questo primo mese di governo è corsa a lanciare i segnali di cui abbiamo appena parlato, dovrà correre per rivoluzionare completamente il modo di vita dell’azienda Italia. Sarà capace di moltiplicare per mille la procedura seguita per il Ponte di Genova? Di realizzare un’opera pubblica normale in trecinque anni invece che in quindici o venti ? Far aprire un’attività in pochi giorni invece che in molti mesi? E poi e poi e poi…..Questa e non altra è la sfida.