Giovedì 25 Aprile 2024

‘Bella ciao’ non va imposta per legge

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Francesco

Ghidetti

Proposta di legge di Pd, Iv e LeU: far eseguire il 25 aprile, Festa della Liberazione, Bella ciao dopo l’inno nazionale perché rappresenta i "valori fondanti" della Repubblica. Non ci siamo. E non perché sia un canto "comunista" (non lo è e non lo sarà mai). E non perché sia "divisiva" (altro refrain che ha un po’ stufato). Ma perché, più semplicemente, Bella ciao è una canzone popolare, tradotta in quaranta lingue, una canzone talmente ’facile’ che i bambini la imparano subito. Le sue origini si perdono nella storia, ma le sue arie, già a metà Ottocento, erano note. Qualcuno obiettò (sbagliando) che diventò patrimonio degli italiani solo nel Dopoguerra. Falso. Nel Modenese, per fare un esempio, i partigiani la cantavano eccome. Come ora la cantano i combattenti curdi. Una canzone allegra, di ritmo, anche se narra la storia di un combattente per la libertà che sta per essere ucciso. Ma, al di là di queste notazioni erudite, l’importante è che mantenga il suo essere pop, non istituzionalizzata. Certo, la simbologia è importante, ma la cultura popolare, che ama Bella ciao lo è di più. E poi, diciamolo chiaramente, anche se chi scrive non è un fan di Marco Rizzo segretario del Partito comunista: questa proposta (sulla cui buonafede nessuno dubita) sa tanto di "antifascismo prêt-à-porter". Lasciateci le nostre canzoni, verrebbe da dire. La loro legittimazione è già acclarata dalla gente.