Mercoledì 24 Aprile 2024

Battaglia sull’election day, parola al governo

Tra le grane che deve affrontare il governo e che rendono più effervescente il clima nella maggioranza, c’è anche il post-decisione della Consulta sui referendum, in particolare sulla giustizia. Subito scatta la battaglia sull’election day. A intestarsela è il leader della Lega, seguito da Forza Italia. Silenti e indifferenti gli altri partiti. Matteo Salvini è "ottimista" e chiede che si voti lo stesso giorno, accorpando le elezioni amministrative ai referendum, entro l’estate. "Si possono risparmiare 200 milioni di euro", è la leva su cui spinge il leghista. Ma nasconde il vero traguardo da centrare: il quorum per far passare i referendum. Un miraggio per ora, visti gli argomenti tecnici su cui coinvolgere gli italiani. Temi che si sovrappongono alla riforma del Consiglio superiore della magistratura, messa a punto dalla ministra Cartabia e ora al vaglio del Parlamento.

Anche la Lega sa bene che se quelle norme passassero, i referendum diventerebbero carta straccia. E così addio traino elettorale. In ogni caso sull’election day la parola spetta al governo, che però non avrebbe ancora approfondito la questione. Tecnicamente la normativa elettorale prevede l’abbinamento delle politiche e amministrative, ma non di una di queste con i referendari. E un eventuale accorpamento dovrebbe passare per una norma ad hoc. Più facile sarebbe stato – per il partito di via Bellerio – se, tra i quesiti ammessi, si fosse salvata la responsabilità civile dei magistrati. "Era quello il referendum che contava davvero", è il commento amaro tra i leghisti il giorno dopo. Del resto lo slogan usato nella raccolta firme organizzata insieme ai Radicali, era più d’impatto: "Ora chi sbaglia paga".