Mercoledì 24 Aprile 2024

Roma, baby squillo a 16 anni: "Mi annoiavo". Pestata e stuprata da due clienti

Il giallo della telefonata di un senatore

L'attrice Marine Vacth prostituta bambina nel film 'Giovane e Bella'

L'attrice Marine Vacth prostituta bambina nel film 'Giovane e Bella'

Roma, 19 giugno 2018 - Il primo cliente sarà processato per prostituzione minorile, gli altri due per violenza sessuale di gruppo ai danni di una minorenne. A quasi quattro anni e mezzo dai fatti, con la vittima, l’ex baby squillo «per un giorno», che nel frattempo ne ha compiuti 20, emerge per la resa dei conti giudiziaria una storiaccia di disperazione e stupro che in realtà risale allo stesso periodo dello scandalo delle due ragazzine che incontravano i loro clienti in un sottoscala dei Parioli.

Febbraio 2014, vigilia di San Valentino, festa degli innamorati: quel giorno comparve sul solito sito web ‘compiacente’ il primo e unico annuncio con cui la protagonista di questo dramma familiare, rimasto fino a ieri fra le notizie di reato riservate, si proponeva come debuttante nel mondo della prostituzione.

«Diciannove anni. Roma Nord. Ragazza cerca uomo. Ho voglia. Contattatemi». In realtà lei, nonostante il fisico statuario, aveva appena 16 anni. E, come poi avrebbe raccontato ai magistrati, «con problemi di instabilità emotiva e sotto psicofarmaci». Figlia di un noto professionista e di una dirigente ministeriale, scuole private e villa sulla Cassia, al Procuratore aggiunto Maria Monteleone ha fornito una spiegazione disarmante della sua iniziativa di mettersi ‘in vetrina’: «Mi sentivo molto sola, un po’ persa ed ero in crisi esistenziale. Quindi ho voluto cercare compagnia, però alla fine non ho saputo gestire la situazione». Messo l’annuncio, le richieste di contatti non si erano fatte attendere. E da qui si arrivava ai primi appuntamenti.

Una mattina nella villa di famiglia, approfittando dell’assenza dei genitori, la ragazza riceve due uomini. Ma solo con uno consuma il rapporto sessuale. Nel pomeriggio, in città, incontra il terzo cliente. Un agente di moda e spettacolo (che poi incredibilmente le lascerà il suo biglietto da visita). Ma c’è subito un fuori programma: perché l’uomo si presenta accompagnato da un sedicente autista, al volante di una Chrysler. I due la convincono a salire in macchina e la portano in un appartamento del centro storico. I palpeggiamenti erano cominciati già sul sedile posteriore dell’auto. Ma in casa va decisamente peggio: la costringono ad accoppiarsi con entrambi e, quando lei li implora di smettere ammettendo anche di essere minorenne, la prendono a schiaffi e vanno avanti imperterriti. Quella stessa notte lei chiama sua madre e le racconta tutto. Seguono le visite al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea e quelle specialistiche al Bambino Gesù. Dove va a riprenderla il padre, mentre comincia a prendere corpo la decisione di presentare una denuncia.

Tornata a casa, la ragazza era con i genitori quando ha ricevuto la chiamata di un altro cliente. Quell’incontro non avverrà mai, ma le successive indagini coordinate dalla sezione specializzata della Procura risaliranno all’intestatario di quel numero telefonico che aveva attivato la «cella» della centralissima via Veneto. Quando si dice la tragicommedia della Dolce Vita. Risulterà essere un senatore, ma rimarrà il dubbio su chi avesse materialmente digitato sulla tastiera il numero della «baby squillo». Di ulteriori indagini, del resto, neanche a parlarne. Perché la chiamata non aveva ottenuto risposta né avuto seguito.