Venerdì 26 Aprile 2024

Baby gang pesta un sedicenne Il giudice: studiate e niente social

Per tre minorenni una serie di prescrizioni: divieto di uscire la sera e no all’uso di internet

Migration

Quel che non fa un padre di polso può sempre farlo un giudice. Tre diciassettenni marocchini, la notte del 20 settembre, hanno attirato in un’imboscata nei pressi del Luna Park di Crema un ragazzo di 16 anni, lo hanno picchiato a sangue (25 giorni di prognosi) e strappato la catenina d’oro. Poi sono fuggiti. La polizia in breve li ha identificati. Uno è agli arresti, gli altri due denunciati. Finito? No, perché sul profilo pubblico di un social network, qualche giorno dopo, le forze dell’ordine trovano un filmato in cui si vede uno dei due denunciati che, poco dopo aver lasciato il commissariato, dà fuoco al verbale che gli agenti gli hanno appena consegnato.

Non solo: ci aggiunge anche qualche frase poco gentile. Ma anche questa non è l’ultima: dopo pochi giorni sullo stesso profilo compare l’immagine di un articolo di cronaca che racconta dell’aggressione subita dal ragazzo. Nel post, anche minacce verso la vittima del pestaggio.

Alla fine è toccato al Gip del tribunale dei minori di Brescia intervenire. E il magistrato, pur nel rispetto delle forme e delle garanzie tipiche di un procedimento penale, più che il giurista ha fatto il padre. Li ha semplicemente puniti. Per loro una serie di prescrizioni tra cui quella del divieto di uscire di casa nelle ore serali e notturne, il divieto di utilizzare i social network e l’obbligo di impegnarsi nell’attività di studio.

Insomma: non si esce, niente internet e tutti sui libri in silenzio. Chissà se basterà, però. Nel paese di Trescore Cremasco, qualche altro ragazzino si è inventato il folle gioco di tendere un cavo d’acciaio ad altezza d’uomo fra due pali, in mezzo alla strada. Per un motociclista sarebbe stata la morte. Ora si cercano i responsabili.

Pier Giorgio Ruggeri