Mercoledì 24 Aprile 2024

Autostrade, la trattativa non si sblocca Il premier media ma le tensioni restano

Riunione notturna dei ministri, resta l’ipotesi di uno o più commissari. Si fa il nome anche dell’ex ad di Terna, Luigi Ferraris. Sul tavolo una probabile nuova proposta della famiglia Benetton che potrebbe scendere al 5-10% di Aspi cedendo le quote a Cdp.

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di Antonio Troise

Con il fiato sospeso. Fino a notte fonda. In attesa della decisione finale sulla revoca della Concessione ad Autostrade. Con una probabile nuova proposta dei Benetton sul tavolo della trattativa. Il gruppo di Ponzano veneto potrebbe aver deciso di scendere gradualmente fino al 5-10% di Aspi (dall’88%) cedendo le quote alla cassa Depositi e Prestiti. È stata comunque una giornata al cardiopalma, con voci e indiscrezioni da entrambe le parti. Così è solo a tarda sera che, a Palazzo Chigi, comincia un Consiglio dei ministri carico di tensioni, con Conte e la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli, che leggono una lunga informativa ai colleghi di governo. Sul tavolo le opzioni che circolano da giorni.

Ognuna, però, con delle controindicazioni. In Borsa, dopo aver bruciato lunedì 1,68 miliardi di capitalizzazione, Atlantia ha un rimbalzo in positivo ma recupera appena 66 milioni. Mentre, per tutta la giornata, le diplomazie al lavoro per evitare il peggio, ovvero il default di Aspi e Atlantia, un crac da 20 miliardi che metterebbe a rischio oltre 7mila posti di lavoro e i soldi delle migliaia di risparmitori che hanno investito sui bond Atlantia. A questo punto la società potrebbe di fatto essere commissariata in vista del suo traghettamento verso un diverso assetto azionario.

Ma la nomina di un commissario (o più) dovrebbe passare per un decreto legge vero e proprio, come è già successo per Alitalia o ex Ilva. E, in questo, l’ultima parola spetterebbe al Parlamento, dove sarebbe necessario approdare con una maggioranza blindata. Circola anche il nome di un possibile commissario, l’ex ad di Terna Luigi Ferraris. Ma la scelta potrebbe essere fatta nel weekend, per evitare altre ripercussioni sui mercati.

Non tutti nell’esecutivo giallorosso, però, la pensano alla stessa maniera. I mal di pancia più forti sono in casa del Pd. Ieri, la De Micheli ha fatto filtrare una missiva inviata il 14 marzo scorso al premier Conte, per metterlo in guardia sull’eventuale revoca della concessione e sul rischio di scaricare sui contribuenti i costi dell’operazione. È vero che nel decreto milleproroghe sono stati ridotti da 23 a 7 miliardi. Ma è sempre possibile che la società vinca un eventuale ricorso e incassi l’intera posta, facevano notare i responsabili del Mit. Mentre, in casa renziana, molti premono per un ingresso in Aspi di Cdp, con una quota di maggioranza e il ridimensionamento dei Benetton.

Più lineare, da questo punto di vista, la strada della revoca che potrebbe essere decisa con un ’semplice’ Dpcm. Ma pure in questo caso la cautela è d’obbligo. L’idea, una volta revocata la concessione, sarebbe quella di fare una nuova gara. Ritagliando un ruolo anche per Anas. Ieri l’ad della società, Marco Simonini, ha fatto capire di non essere in competizione per prendere il posto dei Benetton ma di essere sicuramente a disposizione per subentrare nella fase dei controlli. Ieri si è fatto sentire anche Gianni Mion, il presidente di Edizione holding, la cassaforte di famiglia dei Benetton: la "tragedia" del ponte Morandi, dice, rende "comprensibile la posizione del premier"; ma "è nostro dovere difendere le due aziende, Aspi e Atlantia, e i loro dipendenti, finanziatori e azionisti". Mion si augura che "si possa trovare una soluzione equa nell’interesse di tutti". Ma quella soluzione, ribadiscono più fonti di governo, passa da un sostanziale azzeramento della presenza di Atlantia in Aspi. Un punto sul quale ormai Conte ha messo la faccia.