Giovedì 25 Aprile 2024

Attentato alla figlia di Dugin La verità degli 007 Usa "Kiev dietro la sua morte"

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ROMA

L’ intelligence americana ritiene che dietro l’omicidio di Darya Dugina, figlia del filosofo ultranazionalista e teorico dell’imperialismo russo, Alexander Dugin, uccisa ad agosto in un attentato, ci sia il governo di Kiev. Lo rivela il New York Times, secondo cui l’attentato sarebbe un elemento di "una campagna clandestina che gli americani temono possa provocare un allargamento del conflitto". Gli Stati Uniti "non hanno preso parte all’attacco, né fornendo intelligence né altra assistenza", fanno sapere i servizi, secondo cui gli americani non erano a conoscenza dell’operazione in anticipo, alla quale "si sarebbero opposti se fossero stati consultati". Tanto che in seguito i funzionari americani hanno “rimproverato” gli ucraini.

Il fatto che gli ucraini operino senza informare Washington non è una novità. Lo scorso giugno, un funzionario governativo disse che le agenzie di sicurezza statunitensi, "grazie a 75 anni di infiltrazione, conoscono meglio i piani dei russi che quelli degli ucraini". I funzionari americani non hanno rivelato quali elementi del governo ucraino, dei militari e delle agenzie di sicurezza siano i mandanti dell’omicidio della Dugina o se il presidente Volodymyr Zelensky fosse o meno al corrente. Interpellato dal New York Times, il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha ribadito che il governo di Kiev non è coinvolto nella morte della figlia dell’ultranazionalista. "In tempo di guerra ogni omicidio deve avere un senso, soddisfare uno scopo tattico o strategico. Dugina non è un obiettivo né tattico né strategico per l’Ucraina". Il che non significa che non lo fosse il padre, e che il fallito attentato a lui abbia determinato la morte della figlia. Aver fatto filtrare la notizia potrebbe essere un modo dell’amministrazione americana per spingere il governo ucraino ad evitare azioni non legate alla guerra sul campo, in particolare azioni eclatanti sul suolo russo “storico“, che potrebbero scatenare la risposta nucleare di Mosca.

Alessandro Farruggia