Mercoledì 24 Aprile 2024

Aspettando i rifiuti zero siamo sommersi dal pattume

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Simone

Arminio

La nuova moda di vip e influencers? Altro che selfie: è immortalare i rifiuti di Roma per strada, e scatenare l’indignazione dei propri followers. Ha iniziato la modella Elena Santarelli, con uno scatto del cassonetto sotto casa, attorniato di sacchetti dilaniati. L’ha seguita Claudia Gerini. Piazza Minerva ‘Sporca e offesa’ e una domanda: "Perché ‘sta città non si può pulire?" Poi Alessandro Gassmann. Centro storico, esterno giorno: monopattini, cartoni di pizza e un’interiezione a tema: ‘Porca zozza’. Ma che succede?

A Roma, da un punto di vista politico, è senz’altro la fine della luna di miele tra Roberto Gualtieri e il mondo della cultura e dello spettacolo, da sempre a sinistra. Il sindaco dem aveva promesso di affrontare entro Natale il tema sporcizia, però ormai siamo all’estate. Cosa succede nelle altre città? Palermo, Napoli, Bari: troppo facile fare paragoni con capoluoghi che da decenni lottano contro la gestione dei rifiuti. Guardiamo al nord: dove la raccolta differenziata nei comuni galoppa da anni, e tocca numeri d’eccellenza, incredibilmente le città sono più sporche di prima.

Cumuli di sacchetti lasciati a marcire sopra o attorno ai cassonetti (dove ancora ci sono) con boccucce sempre più piccole, apribili solo con una smartcard personalizzata. Oppure accatastati in strada nei centri storici, in attesa di venire raccolti dagli addetti.

E quelli che non sono già fuori ce li abbiamo in casa. Viviamo barricati con i nostri rifiuti, con sul frigorifero un calendario ciclostilato che decide le nostre vite: "Domani che dici, andiamo al mare?". "Ma scherzi? È il giorno della plastica, la più ingombrante!". La spazzatura, questa è la ratio, dev’essere poca e di qualità. Un fine nobile. Ma il retropensiero, anche di noi ambientalisti convinti, è che il tema dei rifiuti urbani non sia stato affrontato e risolto, bensì semplicemente rimosso. La linea è fare come se i rifiuti non ci fossero più. Dando per scontato che la gente ne produca sempre di meno. Un ideale auspicabile, che oggi cozza con una realtà in cui la sporcizia non finisce più sotto il tappeto, non tanto perché siamo diventati più virtuosi ma perché, banalmente, il tappeto è stato rimosso. Geniale.