Giovedì 25 Aprile 2024

Alcol e rischio malattie, l'importanza della dose

Corrado Galli, presidente della Società Italiana di Tossicologia: "Per stimarlo serve conoscere le quantità"

Una ragazza beve vino

Una ragazza beve vino

Nei favolosi Anni Sessanta iniziò la guerra ai grassi, la madre di tutte le guerre. Poi venne la conta delle calorie, una ruota che gira. In anni più recenti parte la demonizzazione della carne rossa, degli insaccati, la fobia dello zucchero (che ha aperto la strada ai dolcificanti), poi è venuta la crociata nei confronti del glutine e del lattosio, per cui migliaia di persone sane si sono suggestionate inventandosi una intolleranza o una celiachia mai diagnosticata. Questo no, quello no, che piega prenderà mai il microbiota intestinale, non si sa più cosa mangiare e neppure cosa bere. In questi giorni è toccato al vino, alla birra e ai superalcolici finire nell'occhio del ciclone. L'ossessione per il cibo ha portato negli anni alle posizioni più estreme, prodotti light, biologici, biodinamici, la dieta senza questo senza quello, mentre dilagano in parallelo i disturbi del comportamento alimentare: ortoressia, anoressia, bulimia, binge drinking o sbornia compulsiva che dir si voglia. Questa psicosi collettiva si riflette sulla composizione del carrello della spesa. L'ultima trovata per mettere i bastoni tra le ruote dell'industria alimentare è quel benedetto nutriscore, il semaforo guastafeste, per cui da qualche parte in Europa vorrebbero bollare prodotti salutari della dieta Mediterranea come (addirittura) il parmigiano reggiano, una delizia che in pediatria venne adottata come cura, tanto è vero che, si vide, alle volte funziona meglio degli antibiotici nel riparare le gastroenteriti infantili, in quanto riesce a riequilibrare la flora intestinale.

Adesso siamo assillati dall'alcol, guardiamo le bottiglie con un misto di nostalgia e perplessità pensando a quello che dicono a Bruxelles. Ma cosa fa bene e cosa fa veramente male? La sensazione è che le statistiche si possono leggere in modi diversi, ed è difficile anche qui separare i fatti dai pregiudizi. Vediamo allora di fare un check delle affermazioni ricorrenti, per separare le leggende dalle evidenze scientifiche.

La polemica sulla proposta di etichettatura delle bottiglie nasconde un errore di partenza. Da quando Bruxelles ha dato semaforo verde alla normativa irlandese che introduce alert sanitari sulle etichette del vino si è riaccesa l'attenzione sulla correlazione tra alcol e danni alla salute. Sul piano pratico, si equipara anche un bicchiere di vino alle sigarette, con l’obbligo di riportare sulle bottiglie allarmanti avvisi del tipo "l’alcol provoca malattie del fegato" oppure "alcol e tumori sono direttamente collegati". Approfondiamo. 

Un consumo eccessivo di alcol (vino, birra o liquori che dir si voglia) è un problema di salute pubblica, ma così si rischia di confondere un problema di dipendenza con una patologia. Corrado Galli, presidente della Società Italiana di Tossicologia (Sitox) ha spiegato che tutte le sostanze sono teoricamente tossiche, dipende dalla dose, occorre distinguere il concetto di pericolo da quello di rischio. Infatti, il pericolo è una caratteristica intrinseca di una sostanza ("può causare danni al feto"), mentre il rischio è una stima del danno derivante dalla esposizione alla sostanza. "Per stimare il rischio – spiega il presidente dei tossicologi italiani - non basta l’identificazione dell’effetto (ovvero del danno) ma serve la definizione della dose". Dunque, secondo la Sitox, se siamo al di sotto della dose dannosa, il consumo è da considerarsi sicuro.

Anche l’alcol, come tutte le sostanze, può causare effetti tossici, ma - ed è quanto sostengono i tossicologi - esistono dosi (quantità) al di sotto delle quali tali conseguenze non compaiono. Ci sono altri esempi di sostanze o agenti classificati come cancerogeni (la carne lavorata o la carne rossa) o che sono noti interferenti endocrini (la soia) eppure continuiamo tranquillamente a consumarle senza alcuna etichettatura. "Per tutti questi motivi – conclude il professor Galli, docente all'Università di Milano oltre che presidente Sitox - si dovrebbe sempre chiarire il concetto di rischio da cui deriva la definizione di dose (consumo) da considerarsi in sicurezza. Questo riferimento alla dose sicura è da applicare a tutte le sostanze, comprese quelle con le quali siamo familiari e che possono causare danni alla salute se si eccede nei consumi. L’alcol non fa eccezioni".