Venerdì 26 Aprile 2024

Agguato fuori dal pub Massacrato di botte a Londra Barista italiano in coma

Ancora ignoti i motivi dell’aggressione. Il 25enne originario di Latina è gravissimo. I familiari avvertiti da un amico del giovane con un messaggio su Facebook

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di Giovanni Rossi

Lotta tra la vita e la morte il 25enne italiano Marco Pannone, barista e cameriere al Canova Hall di Brixton (zona sud di Londra), pestato a sangue venerdì scorso e soccorso ormai agonizzante, in una pozza di sangue, con il volto tumefatto e gravi ferite alla testa. Secondo le prime frammentarie ricostruzioni, al vaglio di polizia e inquirenti impegnati nella ricerca del o dei colpevoli anche con l’ausilio delle tante telecamere in una zona particolarmente ricca di locali, l’unico fatto certo risulta la folle aggressione. Un’autentica spedizione punitiva.

È notte inoltrata, quando il giovane italiano emigrato nel Regno Unito da Fondi, in provincia di Latina, chiede agli ultimi clienti di uscire. Un avventore, quasi certamente alticcio, forse spalleggiato da altri, aspetta la chiusura e poi si vendica colpendolo a tradimento nel retro del locale, forse con un oggetto contundente. Neppure i fondamentali di kickboxing, principale passione del barista al di fuori del lavoro, salvano la situazione. In una zona così frequentata, il trambusto non passa inosservato. Marco finisce a terra – forse sbatte anche la testa – si sente male e poco dopo, secondo il racconto a Leggo della sorella maggiore Veronica, comincia "a non essere lucido, a non avere equilibrio". Ha anche difficoltà di parola.

Il medico in servizio d’ambulanza afferra immediatamente la gravità del caso. Ordina il trasferimento a sirene spiegate al policlinico universitario del King’s College, in Denmark Hill. Ai neurochirurghi già preallertati le condizioni del paziente appaiono gravissime. La decisione è per un’operazione d’urgenza. All’alba di sabato asportano parte della calotta cranica di Marco nel tentativo di scongiurare danni irreversibili. Ora il 25enne è in coma farmacologico. Due battaglie sono in corso: la prima tra la vita e la morte; la seconda, se prevarrà la vita, per continuare a condurre un’esistenza il più possibile normale.

È un amico del giovane, attraverso il canale della kickboxing, a comunicare l’accaduto alla famiglia con questo messaggio via Facebook: "Marco è stato aggredito, lo hanno portato in ospedale, in gravi condizioni". Lo choc dei familiari è assoluto. Né la sorella maggiore Veronica né i genitori hanno il passaporto. Tocca allo zio Massimiliano Sepe, chef di un noto ristorante del centro di Roma, volare a Londra al capezzale del nipote. Appena sbarcato, viene messo a conoscenza dei fatti e del difficile quadro clinico di Marco, in terapia intensiva.

Nessuno si capacita del perché di tanta violenza contro un giovane educato e lavoratore, partito da Fondi appena maggiorenne per cercare la propria strada in Inghilterra. Londra dà lavoro a migliaia di italiani proprio nel settore della ristorazione. Una comunità territorialmente frammentata, più che mai integrata. E lo status di Presettled garantito ai presenti nel Regno Unito prima della Brexit rappresenta in questo senso un ampio riconoscimento di ruolo.

La Farnesina prende immediatamente in carico il caso. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani chiede prima un puntuale report e poi costanti aggiornamenti. Un interprete dell’Nhs (il servizio sanitario britannico) e un funzionario consolare seguono i familiari (nel frattempo arrivati) per garantire la "massima assistenza". A Fondi, 40mila abitanti tra Roma e Napoli, il più grande e moderno centro italiano di concentrazione, condizionamento e smistamento di prodotti ortofrutticoli freschi, emozione e incredulità sono evidenti. Anche per via del carattere di Marco. "Non ha mai litigato non nessuno – racconta al corriere.it il suo maestro di kickboxing Bruno Romano, responsabile della palestra Rotts –. Anzi, Marco ha combattuto sempre e solo in palestra". Anche l’allenatore avvalora l’ipotesi già emersa: "Sicuramente Marco è stato aggredito alle spalle". Altrimenti – è il sottinteso – avrebbe almeno potuto difendersi. Ora a familiari e amici non resta che attendere. E sperare.