Mercoledì 24 Aprile 2024

Agguato a Baghdad e caos libico: ritorno al passato

Raid con tre droni contro il premier iracheno: illeso per miracolo. A Tripoli sospesa la ministra degli Esteri e tra un mese si vota

di Lorenzo Bianchi

Uno sciame di tre droni ha preso di mira la residenza del premier iracheno Mustafa al-Kadhimi nella “zona verde”, la roccaforte fortificata degli edifici del governo a Baghdad. Il capo dell’esecutivo è illeso. Sei agenti della sua guardia personale feriti. Due velivoli senza pilota abbattuti dalle forze di sicurezza. Solo uno è riuscito a sganciare la sua carica esplosiva. Da settimane nella capitale manifestano le forze estremiste sciite che denunciano l’esiguo numero di seggi ottenuto nel voto parlamentare del 10 ottobre dalla Coalizione Fateh, "La Conquista", vicina alle loro posizioni politiche. Sono stati appena 15 contro i 48 ottenuti nelle ultime consultazioni per l’assemblea legislativa. Un dimostrante è stato ucciso venerdì. Parlando ai funerali del caduto Qais al-Khazali, leader del gruppo armato sciita Asaib Ahl al-Haq, ha indirizzato ad al-Kadhimi queste parole: "Il sangue dei martiri ti riterrà responsabile". Su twitter il premier ha chiesto "moderazione". Subito è apparso alla tv di stato irachena. Indossava una camicia bianca e ha scandito: "I codardi attacchi di razzi e di droni non costruiscono patrie e neppure un futuro". Analisti indipendenti attribuiscono il risultato delle elezioni al risentimento popolare nei confronti della milizia sciita Hasd al-Shaabi. Il gruppo armato è stato accusato di aver partecipato all’uccisione di 600 dimostranti. Dal 2019 gli iracheni sono scesi in strada per contestare il governo, la corruzione e il degrado nei servizi pubblici (primi fra tutti i frequenti black out elettrici). Kadhimi è un abile mediatore. Vanta un’amicizia stretta con il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ma è stato capace anche di tessere rapporti amichevoli con l’Iran.

Tensione aumentata anche in Libia. Il presidente ad interim del Paese Mohammed al-Menfi, un ex diplomatico sostenuto dalla Cirenaica di Haftar, ha presentato la richiesta di sospendere la ministra degli Esteri Najla el-Mangoush. Il premier di transizione Abdul Hamid Dbeibah, ha risposto picche. El-Mangoush resterà al suo posto. Il capo del governo rappresenta la Tripolitania ed è considerato vicino alla Turchia. Dal 2014 all’ottobre del 2020 il Paese nordafricano è stato dilaniato dalle milizie armate e dalla guerra civile fra Tripolitania e Cirenaica.