Mercoledì 24 Aprile 2024

Adidas contro Puma, derby infinito L’ultima sfida per il top manager

Nazismo, Olimpiadi e Cruijff: l’epopea dei colossi dell’abbigliamento sportivo fondati dai fratelli Dassler

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di Leo Turrini

Potrebbe sembrare la banalissima storia di una competizione tra giganti industriali. Insomma, Adidas, celebre marchio dell’abbigliamento sportivo, pensa di sottrarre a Puma, brand concorrente altrettanto prestigioso, il top manager. L’indiscrezione scatena gli appetiti finanziari delle Borse e bla bla bla. Roba da capitalismo post moderno e buona lì. No, invece. Perché questa battaglia a base di ingaggi, dividendi e stock option è solo l’ultimo (?) capitolo di una faida romanzesca, una picaresca avventura familiare che ha segnato il Novecento. Occhio che in mezzo c’è tutto: le Olimpiadi, il nazismo, la Germania divisa in due, l’Arancia Meccanica del pallone incarnata dal mitico Johann Cruyff, il tutto condito in salsa hollywoodiana, anche se in verità il film dedicato alla vicenda era di produzione teutonica.

LE ORIGINI

Dovete dunque sapere che Rudolf e Adolf Dassler erano due fratelli, nati uno nel 1898 e nel 1900. Origini semplici, scampano miracolosamente entrambi alla carneficina della Prima Guerra Mondiale. E forse dal fango delle trincee ricavano l’idea che li renderà ricchi e famosi. Tornati a casa, aprono una piccola fabbrica di calzature. E soprattutto, hanno un’idea geniale: munire di tacchetti le scarpe riservate a chi pratica sport, dal calcio all’atletica leggera. È una piccola, grande rivoluzione, destinata a varcare ben presto i confini della Germania. Tanto che gli americani, in vista della Olimpiade berlinese del 1936, non esitano ad ordinare un quantitativo di scarpette per i campioni e per le loro campionesse. E sarà questa transazione commerciale a salvare Rudi e Adi, come erano noti in famiglia.

HITLER

Nel 1933 il nazismo era andato al potere in Germania. Il Fuhrer aveva instaurato la sua oscena dittatura. I fratelli Dassler si erano prontamente iscritti al partito nazionalsocialista. Racconteranno poi, a disfatta consumata, di essere stati costretti a prendere la tessera. Ma al processo maturò un simbolico fratricidio: Adi affermò che Rudi era stato membro delle SS e il primogenito fu condannato a qualche anno di prigione. Sarebbe finita pure peggio, se di mezzo non ci fosse stato un eroe dei cinque cerchi.

OWENS

Ai Giochi di Berlino, il nerissimo Jesse Owens aveva spazzato via le teorie hitleriane sulla superiorità della razza ariana. Jesse aveva vinto addirittura quattro medaglie d’oro: 100, 200, lungo e staffetta veloce. Usando le mitiche scarpette chiodate dei fratelli Dassler. Che grazie a quel ricordo evitarono sanzioni più severe.

L’ADDIO

Ma la catastrofe bellica ha irrimediabilmente spezzato il legame fra i due. La Germania viene divisa in due nazioni e si separano anche loro. Nel 1947 Adi fonda l’Adidas, Rudi crea Puma (pare fosse il suo nomignolo). La rivalità cresce con l’espandersi dello sport business. Nasce il mercato delle sponsorizzazioni e i campioni diventano testimonial. Volano colpi bassi: al mondiale di calcio del 1974, Cruyff, uomo Puma, ’corregge’ la sua maglia dell’Olanda, che ha un contratto con Adidas. E nel 2014 è Puma a pagare buona parte del maxi stipendio di Antonio Conte, pur di averlo sulla panchina dell’Italia.

LA NAZIONALE

E a proposito di azzurri, ecco la leggenda metropolitana finale. Nel 1954 Adi offre le sue scarpette alla squadra della Germania Ovest, che vince clamorosamente il mondiale battendo in finale l’Ungheria di Puskas. Rudi aveva rifiutato di associare il marchio Puma alla formazione tedesca, ritenendola troppo scarsa. Nel film, Rudi manda un telegramma di congratulazioni al fratello: nella realtà, i due non si rivolsero più la parola.