Venerdì 26 Aprile 2024

A 8 anni si schiantò con lo slittino Chiesto risarcimento milionario

Emili e Renata finirono sulla pista nera per sbaglio. Rinviato a giudizio il gestore. dell’impianto sciistico

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La neve di quello che doveva essere un giorno di svago si è disciolta dapprima in lacrime per le due morti, e poi è indurita nel ghiaccio della battaglia giudiziaria. La perdita di una bambina, e poi della sua mamma, che l’ha raggiunta in cielo quaranta giorni dopo, quale prezzo può avere? "I parenti abitano tutti all’estero, ma la famiglia era unita: si vedevano appena possibile, abbiamo documenti che lo dimostrano": lo dice l’avvocato Liborio Cataliotti, che assiste con l’avvocato Silvia Zandaval cinque familiari delle vittime della tragedia sulle piste del Corno del Renon, avvenuta il 4 gennaio 2019. Ora sono costituiti parte civile nell’udienza preliminare che vede imputato il 74enne Siegfred Wolsfgruber, gestore dall’impianto sciistico: "Per noi lui è l’unico responsabile". Al titolare, accusato di omicidio colposo, cinque parenti chiedono un milione e 230mila euro: piangono la piccola Emili Formisano, otto anni, di Reggio Emilia, morta schiantandosi contro un albero con lo slittino, su cui c’era anche la madre Renata Dyakowska, 38enne, deceduta pure lei dopo quaranta giorni. Mentre il padre, e marito, Ciro Formisano, le aspettava, madre e figlia imboccarono per sbaglio una pista ‘nera’, proibita a chi usa lo slittino. Si scatenarono grandi polemiche, attorno all’impianto che dà sostentamento a tante famiglie: il cartello che indicava il divieto di percorrere quella pista era scritto solo in lingua tedesca, contestazione mossa nell’inchiesta anche dal pm Andrea Sacchetti insieme ad altre presunte carenze sui dispositivi di protezione. Il padre Formisano e un figlio sono fuori dal processo: sono già stati risarciti dall’assicurazione della società Funivie Corno del Renon. Gli avvocati di Wolfgabruber, Paride D’Abbiero e Andreas Agethle hanno domandato al gup Peter Michaeler un rinvio dell’udienza, slittata ora ad aprile, perché hanno chiesto di formulare all’assicurazione un’offerta alle parti civili. "Entro la primavera si cercherà di trovare un accordo, in sede civile. Fermo restando – mette le mani avanti D’Abbiero – che l’azione risarcitoria non incide minimamente sul fatto che il nostro assistito possa uscirne anche con un’assoluzione".

Alessandra Codeluppi