Mercoledì 24 Aprile 2024

Un Paese bloccato

Si fossero trovati di fronte i teorici e i pratici della decrescita felice, gli uomini che fecero l’impresa negli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta sarebbero scappati all’estero senza esitazioni. E l’Italia non avrebbe avuto la ricostruzione, il miracolo economico, la corsa verso la modernità, il passaggio da una società contadina ottocentesca a una società industriale avanzata con decenni di benessere e di prosperità. 

Comunque la si voglia vedere (e per la verità non ci sono tanti modi), il nostro Paese, come alla fine della Seconda guerra mondiale, si trova anche oggi a un bivio della storia: oltre un decennio di recessione e di arretramento del Pil ha avuto l’effetto di un conflitto bellico. Ma, a differenza del ’45-’46, siamo fermi, bloccati, paralizzati. E quel poco di ripresa dei mesi passati sembra svanire per effetto di un meccanismo autolesionistico fatto scattare dal governo giallo-verde. 

Proprio quando la congiuntura interna e quella internazionale avevano cominciato a favorire e sostenere la spinta autonoma delle imprese italiane verso un incremento degli investimenti e delle assunzioni, si sono messi in campo intenzioni e atti concreti, annunci e fatti che hanno determinato un clima di incertezza e aspettative negative nel mercato del lavoro e nella domanda, nei consumi e nel credito. Con il risultato di una crescita tornata a zero o quasi che è sotto gli occhi di tutti.    È questo che hanno denunciato ieri piccoli e grandi imprenditori nella Torino dei blocchi alla Tav: fate presto, cambiate rotta, il loro grido d’allarme. Un grido che viene da lontano, da quegli uomini e da quell’Italia che, senza i mezzi e le tecnologie di oggi, in soli otto anni – tra il 1956 e il 1964 – realizzò una striscia di asfalto lunga 755 chilometri che collega Milano con Napoli, il Nord con il Sud: l’Autostrada del Sole. Otto anni durante i quali – come scrive Francesco Pinto nella Strada dritta – "un esercito di manovali, carpentieri, tecnici, progettisti combatte senza sosta nell’alto dei viadotti e nel buio delle gallerie, nel fango degli inverni e nell’afa delle estati, per rispettare la promessa della sua costruzione".