Mercoledì 24 Aprile 2024

Referendum: Renzi, Mattarella e il governo che verrà

È finita come Renzi ha fatto in modo che finisse: Renzi sconfitto, a casa, sull'onda di una mobilitazione senza precedenti

Referendu, Renzi con la moglie Agnese prima delle dimissioni (Ansa)

Referendu, Renzi con la moglie Agnese prima delle dimissioni (Ansa)

È finita come Renzi ha fatto in modo che finisse: Renzi sconfitto, a casa, sull'onda di una mobilitazione senza precedenti. Come senza precedenti (a parte il caso D'Alema) è stata la scommessa di un premier su un voto rilevante, ma che non doveva  giudicare l'operato di governo. In un normale referendum su una "normale" riforma, la proposta di riforma avrebbe sbaragliato il campo. Con la testa del premier su un piatto della bilancia, a essere sbaragliata è stata la testa del premier. Coerente con il suo errore di scendere in campo, e con l'apprezzabile conferma del ritorno anzitempo negli spogliatoi. Perché un uomo solo al comando quasi sempre viene raggiunto e superato dal gruppo. E perché quest'uomo, Renzi appunto, non ha capito come fosse da tempo esaurita la spinta di simpatia e di consensi che gli avrebbe consentito di vincere contro tutti.

Un ballottaggio non richiesto, non previsto. Renzi lo ha voluto per la sua legittimazione, quella che contava fosse l'incoronazione definitiva, e agli altri non è parso vero di giocare il suo gioco. Come gli italiani non aspettavano altro che esternare con una bastonata il proprio disagio, la preoccupazione, la ripulsa verso il potere, i poteri. La stessa che sta attraversando tutto il mondo (persino a San Marino) da quando la crisi ha svuotato le pance e riempito i cuori di rabbia, un vento che le "caste" continuano a non sentire, a non capire, a non interpretare, un uragano che persino i sensori dei sondaggi avevano intercettato. Insomma, nessuna sorpresa per chi viveva fuori dai salotti, dai circoli; per chi voleva sentire. E adesso? Adesso tocca a Mattarella. L'uomo giusto per calma ed equilibrio per traghettarci verso un nuovo governo  senza Renzi che resta comunque l'unico politico che assomigli a un leader, nonché la guida (?) del maggiore partito italiano. Con un premier meno pimpante e più dialogante (che non significa inciuciante) con meno spigoli, con la consapevolezza che fuori dai cerchi o dai gigli magici, c'è una realtà che va ascoltata, capita. A cui dare risposte ulteriori. Visto che quelle date fino ad ora non sono evidentemente bastate.