Giovedì 25 Aprile 2024

Spegnete le fantasie

La casistica dei prof che interpretano il ruolo in maniera disinvolta è ampia e rasenta i confini con la psichiatria. Ma non da oggi. Oggi è solo più facile fare danni. Basta un numero, a volte non serve nemmeno quello. In mezzo alla stragrande maggioranza di persone perbene che fanno con passione un mestiere mal pagato sono sempre esistiti gli strambi. Il narcisista. Il vendicativo. L’amico incongruo. Il piacione. È sempre esistita la docente dalle gambe inquiete, o la supplente giovane e carina. E dall’altra parte l’allieva che ci stava per un voto o per divertimento, l’allievo annichilito dagli ormoni. La scuola è un micromondo di vicinanze forzate, non stupisce che qualcuno si faccia prendere la mano. Nella mia casistica personale metto il professore di italiano scappato con quattro ragazze a Lione a sentire i Queen, poi riscappato con una di loro in Salento a sentire il mare. Un rischio relativo, nessuno portò mai le prove. Ma oggi le prove uno se le porta addosso appena accende il cellulare. Già Freud diceva che quello dell’insegnante è uno dei tre mestieri impossibili oltre al politico e al terapeuta. Una ragione in più per lasciare perdere WhatsApp. Sui recenti casi di cronaca c’è poco da dire, l’imbecille lascia sempre senza parole. Ma tu che sei lì per insegnare, che puoi stare certo di essere beccato, perché lo fai? E infatti i più non lo fanno. Se ne stanno alla larga dalla promiscuità tecnologica. Non solo perché aumenta il pericolo di fraintendimenti, ma perché alla fine si rivela una grande rottura di scatole. Un adulto sano non insidia le sue studentesse. E appena può si cancella dalle chat, dove se non risponde è maleducato e se lo fa aumenta il rischio di passare per maniaco.