Mercoledì 24 Aprile 2024

Il problema siamo noi

«Mamma , perché quel papà mentre faceva il tifo ha urlato la parola che inizia con la ‘c’, quella che ti arrabbi se la dice mia sorella?». Mio figlio, 5 anni, pretende una risposta a quella che ai suoi occhi è già una trasgressione. È meno di un ‘pulcino’ ma è già vestito di tutto punto dalla sua società di calcio: la divisa per le partite diversa da quella per l’allenamento, i parastinchi, i guantini verdi e azzurri che si è fatto comprare anche se nemmeno c’è il ruolo del portiere nei baby incontri. Io, mamma – lo ammetto, con poca esperienza in fatto di pallone e tifoserie – tento una risposta responsabile: «Tesoro, il mondo del calcio è così». Pare soddisfatto, mentre si mette al collo la medaglia che gli ha dato il mister, anche se lui il match della vittoria di una settimana prima mica l’aveva disputato: aveva la tonsillite. Ma la società ci teneva a farla avere a tutti i bimbi, come giusto che sia a quell’età. Un gesto intelligente.

E allora, ripensando alle mie parole, mi rendo conto di aver risposto con un luogo comune. La colpa non è dell’ambiente, soprattutto nei campionati dei dilettanti, tra i campi di provincia o di periferia. Il problema siamo noi, i genitori, certi esempi negativi. Ed è innegabile che l’entusiasmo nazional popolare per il calcio amplifichi ancora di più la vera mancanza: un modello educativo. Mio figlio è in un’isola felice (società e genitori educati), ma basta ascoltare i racconti di padri e madri più esperti di me per sentirne di tutti i colori, altro che parolacce. Papà ‘avversari’ ultracompetitivi che sovrastano i mister di turno con urla di incitamento e sgangherati consigli tecnici. Mamme che filmano tutte le imprese dei loro ronaldini, caricandoli e caricandosi di aspettative fuori misura. Fino ad arrivare a casi di cronaca che sfociano in insulti razzisti, risse e violenze contro gli arbitri. Gianni Rivera disse che tra i bimbi che iniziano a giocare a calcio diventa professionista solo uno su 17mila. Allora, da genitore ai genitori, rivolgo una supplica: diamo noi l’esempio giusto, teniamo a freno il fanatismo e le aspettative. Pochissimi diventeranno Maradona, mentre i nostri figli si confronteranno con razzismo, maleducazione e arroganza nella vita fuori dai campetti. E lì sì che dovranno dimostrare di essere dei bravi giocatori.