Mercoledì 24 Aprile 2024

Ponte Morandi. La politica resti fuori

LA POLITICA ne resti fuori. Quei 43 morti pesano sulle coscienze. Certo. Leggere nelle intercettazioni dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi di report ‘addomesticati’ per coprire le reali condizioni di alcuni viadotti gestiti da Autostrade indigna. Chi ha sbagliato deve pagare. Ovvio. Il balsamo della giustizia è il minimo per chi si è visto strappare in modo atroce figli, genitori, amici. Il rispetto del loro dolore, prima di tutto. Ma guai a strumentalizzarlo, a farne una bandiera politica.

Accusati di insensibilità all’indomani del crollo, questa volta i Benetton hann reagito subito, offrendo la discontinuità gestionale di Atlantia sull’altare della pubblica espiazione. Parallelamente, la giustizia farà il suo corso (si spera in fretta) e la politica sarebbe bene ne restasse fuori.

Ha ragione il numero uno di Confindustria, Vincenzo Boccia, quando chiede che il caso Autostrade «non diventi una questione politica». Ma la tentazione è troppo, troppo grande. E infatti da LeU (che adesso è al governo) si levano già voci pro nazionalizzazione. Le abbiamo già sentite dai grillini del Conte Primo. In un’escalation di dichiarazioni che facevano forse bene ai sondaggi ma certamente male a un’azienda quotata (definita a un certo punto ‘decotta’ dal ministro Di Maio). Si prendano (finalmente) le redini della politica economica, ma con la P maiuscola. Una ridda di dichiarazioni, tweet e repentine giravolte invece non fa altro che allarmare i mercati e gettare nel caos chi deve fare impresa.

La politica nell’era dei social e dei partiti liquidi è frenetica e volubile, lo abbiamo visto, ma il mondo reale richiede anche una dose di sano pragmatismo. E, infatti, dalla Tav ad Alitalia, la realtà ha imposto giravolte fragorose. Non perdona mai la realtà. Ora assistiamo all’ennesimo paradosso: i Cinque stelle, che hanno fatto di Autostrade una sorta di nemico pubblico, si trovano a guardare con preoccupazione l’uscita di Castellucci dal cda di Atlantia. Il motivo? Il dominus dell’impero infrastrutturale dei Benetton è anche l’uomo che ha in mano il dossier Alitalia, una soluzione faticosamente messa in pista proprio dall’ex ministro dello Sviluppo. Di proroga in proroga, però, il decollo sarà sempre più difficile.