Venerdì 26 Aprile 2024

Il rischio di cadere. I due burroni del governo

Guardando i conti italiani, i Mercati e molti osservatori temono che Di Maio e Salvini stiano correndo tenendosi per mano verso la manovra di bilancio di fine anno come Thelma e Louise verso il burrone. Naturalmente, nessuno dei due accetta di identificarsi con le vivaci protagoniste del film americano. Semmai, messo alle strette, ciascuno vorrebbe che nel burrone ci finisse l’altro. La solidarietà di un tempo è finita. Di Maio, caratterialmente meno esuberante di Salvini, non lascia passare giorno senza distinguersi dalla Lega con parole taglienti che fino a qualche tempo fa sarebbero state impensabili. Il ministro dell’Interno incrocia le gambe, vi appoggia le braccia con le mani rivolte verso l’alto e sublima la posizione Zen: ma è disturbato sempre più spesso dalle voci sempre meno sommesse dei suoi sodali ("Matteo attento! Matteo andiamo a sbattere! Matteo il Nord ribolle!"). 

Tutti i sondaggi danno la Lega stabilmente sopra il 30 per cento con una decina di punti di distacco dai Cinque Stelle, insidiati a loro volta da un Pd in risalita.

Ma la gratitudine dell’elettorato è sempre legata all’aspettativa di benefici futuri, scriveva La Rochefoucauld. L’inatteso e clamoroso successo nell’arginare i migranti è ormai considerato acquisito. La gente vuole altro. Il Nord l’autonomia, e su questo si è scatenata la contraerea del M5s. Tutti vogliono imposte più leggere. Di qui l’insistenza della Lega sulla ‘tassa piatta’ e l’avvertimento dei 5 Stelle che essa deve limitarsi ai ceti medi identificati, più o meno, con un reddito netto mensile compreso tra i 1.500 e i 2.200 euro netti al mese. L’accordo tra i due partiti starebbe nell’associare alla flat tax una particolare attenzione al quoziente familiare. Il problema sta nel trovare i soldi con l’economia che non cresce, anche se nel primo trimestre dell’anno non c’è stata recessione. Da economista accademico, Giovanni Tria vorrebbe aumentare l’Iva. Fa parte della scuola di chi ritiene le imposte indirette più eque e indolori di quelle dirette (chi consuma di più paga di più). Ma Di Maio e Salvini impegnano il governo a non parlarne nemmeno. Tria è favorevole alla flat tax per i ceti medi. Ma lo sblocca cantieri (87 miliardi da investire) tarda, come il decreto crescita, della cui efficacia dirompente sono in molti a dubitare. Come dell’effetto salvifico di reddito di cittadinanza e quota 100. Dunque? Dunque Salvini spera che il nuovo assetto del Parlamento europeo consenta una interpretazione meno rigida delle ‘clausole di salvaguardia’ che impongono una manovra da 23 miliardi soltanto per evitare l’aumento dell’Iva (19 miliardi sono stati neutralizzati in passato dai governi di centrosinistra, dice il vice ministro Garavaglia, occorre trovarne quattro in più). Ma la nuova Commissione sarà operativa soltanto da novembre. Troppo tardi, forse, per ribaltare una manovra di bilancio. Di qui la preoccupazione del capo dello Stato che di burroni possibili ne vede addirittura due. Da un lato una legge di bilancio senza coperture adeguate con conseguenze pessime sui mercati. Dall’altro, una rottura della maggioranza ed elezioni anticipate in una situazione economicamente pericolosa. Sapranno Thelma e Louise dare qualche colpetto di freno?