Venerdì 26 Aprile 2024

L'assenza di visione

Prima l’industria. A leggerle così, tutte d’un fiato, le 26 pagine del discorso di Vincenzo Boccia all’assemblea degli imprenditori sono quasi il controcanto, puntuale e dettagliato, al contratto di governo sottoscritto dal tandem Salvini-Di Maio. Fin dalle prime righe, da quell’inno all’Europa che ha il sapore di un vero e proprio monito al nuovo Parlamento e che intercetta le paure degli imprenditori su un deragliamento dell’Italia sulla spinta delle ideologie sovraniste o delle misure economiche di breve periodo alimentate dai venti del populismo. Il discorso di Boccia, però, più che schierare gli imprenditori sui banchi dell’opposizione del nuovo governo giallo-verde ha soprattutto un obiettivo: delineare una vision per il Paese, una strategia che guarda al futuro, la rivendicazione, orgogliosa e perentoria, delle ragioni alla base del grande miracolo italiano e che rappresentano, ancora oggi, il motore della crescita e della distribuzione del benessere. In poche parole, la riaffermazione del primato industriale sui facili miraggi o sulle ideologie semplicistiche che rischiano di farci tornare al passato, a quell’Italia povera e contadina che si sono ritrovati a ricostruire i nostri genitori nel Dopoguerra. Il manifesto industriale di Boccia ha sicuramente il merito di mettere in evidenza i limiti del programma del nuovo governo, di far scattare più di un campanello di allarme. A cominciare da quel silenzio assordante sulla "politica industriale" che rappresenta, forse, il vero e proprio convitato di pietra del contratto Lega-5 Stelle. Un’assenza tanto più grave perché siamo ancora il secondo Paese industriale d’Europa, nonostante i molti deficit di competitività senza i quali, scandisce Boccia, "saremmo i primi". Ma, per creare più lavoro serve meno enfasi sulle pensioni, l’esatto contrario del programma leghista. E, solo con nuova occupazione sarà possibile ridurre il bisogno di garantire un reddito (sia pure di cittadinanza) a chi non riesce a procurarselo. Perfino la flat tax, altro capitolo del programma giallo-verde, potrebbe rivelarsi un boomerang se non si garantiscono coperture adeguate. Per non parlare, infine, delle infrastrutture che, nel vocabolario degli industriali, significano lavoro, democrazia, commercio e crescita. Con la buona pace del popolo dei No-Tav. E di chi ha dimenticato che, l’anno scorso, il nostro export ha raggiunto la cifra record di 540 miliardi. Nonostante tutto.