Mercoledì 24 Aprile 2024

Ritorno al passato

La guerra di religione sull’Ici della Chiesa e degli svariati enti no profit, che negli anni dei primi governi Berlusconi aveva dato fiato alle opposte tifoserie clericali vs anticlericali, si era conclusa nel 2012 quando il "laico" Mario Monti aveva decretato salomonicamente che l’esenzione dal pagamento per la tassa comunale sugli immobili valeva solo per gli edifici ecclesiastici dove si svolgesse in maniera esclusiva una attività legata al culto, alla solidarietà o all’assistenza. Edifici ecclesiastici, ma anche quelli legati al vasto mondo del volontariato, anche laico. Gli alberghi religiosi, le librerie cattoliche o altre attività del genere, pure non strettamente religiose ma comunque assistenziali, dovevano in sostanza uniformarsi alle regole che valevano per i comuni mortali.

La riforma Monti fu preceduta da comprensibili operazioni di lobbing anche da parte della Chiesa, che dal canto suo cercò di salvarsi un privilegio acquisito, specie le esenzioni per le tante attività che poco avevano a che fare con la religione, ma che si configuravano come alberghiere, educative, editoriali. Celebre il caso di quell’albergo di suore a Roma che per non pagare l’Ici inserì una cappelletta votiva nella struttura così da rientrare nella casistica del "fine non prevalentemente commerciale" che autorizzava l’esenzione dall’imposta. Con la riforma Monti si spense per fortuna una querelle che aveva assunto toni da anni Cinquanta, da Peppone e Don Camillo per intenderci, e aveva oscurato il valore delle tante opere buone che negli istituti religiosi trovavano e trovano spazio, lì come nel resto dell’universo no profit.

Alla fine anche la Chiesa aveva accettato la svolta, e lo stesso papa Francesco nel 2015 spiegò che "se un convento religioso lavora come un albergo, paghi le tasse". Adesso arriva questa sentenza della Corte di Giustizia europea che, almeno a vedere le prime reazioni, rischia di riportare indietro l’orologio del tempo. Le esenzioni fino al 2011 sono aiuti di Stato e devono essere restituiti, dicono i giudici de la "Grand Chambre", con un pronunciamento che risulta poco comprensibile dal punto di vista del diritto (giusta o sbagliata, dal 2006 al 2011 quell’esenzione era prevista in quei termini, e quindi chi ne usufruì – Chiesa o enti no profit – non commise un illecito) e che soprattutto potrebbe riaprire una ferita che con la buona volontà di tutti era stata chiusa e sorpassata.