Mercoledì 24 Aprile 2024

Bene l'ecobonus, ma i burocrati stiano alla larga

"Quand le bâtiment va, tout va". Sarà anche un detto dell’epopea novecentesca del cemento e dell’acciaio, ma è incontrovertibile che anche oggi la spinta per una possibile ripartenza dell’economia non può che arrivare dalla filiera dell’edilizia e delle infrastrutture. Ben venga, dunque, l’innesco che può essere originato dagli eco-bonus rinforzati come proposti dal sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro per il decreto di maggio. A patto che tra l’incentivo e le famiglie e le imprese non si mettano di mezzo legulei formalisti annidati nei ministeri, capaci di trasformare, con circolari, commi e rimandi, anche l’oro in carbone.  In una stagione di emergenze non immaginabili solo fino a qualche mese fa, urge qualche luce che possa far intravedere la fine della notte. E questa luce non può essere rappresentata da una politica economica pan-assistenzialista a base di ammortizzatori, redditi di cittadinanza, contributi di emergenza. Né può essere costituita da immaginifiche riduzioni dell’orario di lavoro a parità di salario o da nazionalizzazioni a go go finanche delle piccole e medie imprese. Misure (non tutte) che servono certamente, ma per passare la nottata e sopravvivere, non per dare un senso al futuro.

Il futuro non può che essere fondato sul lavoro e sull’impresa. È per sostenere l’occupazione e l’attività imprenditoriale che occorrono incentivi, sgravi, sostegni a fondo perduto, eliminazione di vincoli, blocchi, rigidità, nella direzione del rilancio di investimenti e consumi. E, dunque, produrre nuovo Pil e nuove entrate fiscali per lo Stato stesso. In questo senso, l’eco-bonus del 110 per cento è un segnale "produttivista" rilevante, forse il primo. E’, per come è configurato, anche una misura "democratica" ad ampio utilizzo: niente Isee, niente limiti di reddito per l’accesso, si può utilizzare anche con zero euro in tasca. Può fare da volano per tutta la filiera delle costruzioni, può condurre a una valorizzazione significativa del patrimonio immobiliare del Paese, generando occupazione e fatturato per milioni di lavoratori e per migliaia di imprese.  Insomma, una misura-pilota che può funzionare. Sempre che – lo ripetiamo – non finisca in mano a qualche burocrate che la svilisca e la renda inservibile.