Mercoledì 24 Aprile 2024

Ddl Zan, la Chiesa non perdona

Il Vaticano esercita i diritti che il Concordato gli riconosce e sottolinea i rischi di illiberalità del testo. Chi si scandalizza dell'intervento di Oltretevere non sa quello che dice. L'imbarazzo dell'amalgama non riuscito chiamato Pd

Manifestazioni pro-legge Zan (ANSA)

Manifestazioni pro-legge Zan (ANSA)

L’intervento del Vaticano sul processo di approvazione del ddl Zan è insolito ma non per questo irragionevole o ingiustificato. Iniziamo col dire che chi parla di ingerenze non sa che cosa dice. E’ da quasi mille anni che la Chiesa Cattolica stipula concordati con numerosi stati sovrani in tutte le parti del mondo, e specie a partire da Napoleone in poi il regime concordatario è normale pratica diplomatica che dirime i rapporti tra i singoli paesi e le chiese (specifichiamo chiese perché di concordati ne esistono numerosi anche con confessioni diverse da quella cattolica). Senza contare, ma questa è considerazione più politica, che molti di quelli che oggi strombazzano inesistenti "intromissioni" della Santa Sede sono gli stessi che plaudono papa Francesco quando parla di migranti, ecologia, poveri o pace nel mondo. 

Il punto vero però è quello sostanziale. Innanzitutto la scelta del modo. Il Vaticano poteva affidare il proprio punto di vista critico a un’intervista di un cardinale influente, a una pronuncia della Cei, a una mezza frase buttata là del Papa. Ha invece alzato il warning, coinvolgendo di fatto la sfera dei rapporti internazionali (il concordato è tra due stati sovrani, l’Italia e la Santa Sede). Tirando in ballo non solo la politica (di cui evidentemente la Chiesa si fida poco) ma anche tutti i livelli istituzionali, dal più alto in grado in giù, che da oggi non potranno far finta di non aver inteso. E sollevando la questione delle libertà che secondo il Vaticano il ddl Zan minaccia di intaccare, e che appunto nel concordato del 1984 lo stato italiano si era impegnato a garantire (insegnamenti dei sacerdoti, professori di religione, università cattoliche tanto per citarne alcuni).

La politica italiana, specie a sinistra, resta particolarmente spiazzata perché le obiezioni ricalcano sostanzialmente quelle avanzate dal centrodestra, che non aveva mai messo in discussione le aggravanti per chi compie atti di omofobia quanto i cosiddetti "reati di opinione" collegati al ddl stesso. E’ uno dei punti centrali della discussione, perché da lì passa in sostanza la legittimazione della narrazione gender. Spiazzata la sinistra ma spiazzato soprattutto il Pd, dove, come si sa, convivono due anime, quella cattolica e quella laica. Vecchia storia. Le polemiche interne sul ddl Zan sono una ulteriore conferma che quell’amalgama non solo non è riuscito, ma che forse non potrà mai riuscire.