Mercoledì 24 Aprile 2024

Coltivare la speranza

Il suicidio giovanile in Europa è la seconda causa principale di morte tra gli adolescenti e la prima tra i 25 e i 34 anni. Possiamo considerarlo un segno dei tempi e una sconfitta collettiva. Perché se la fine violenta e volontaria si infila come un cecchino nelle retrovie significa che le prime linee hanno sbagliato tutto. Questa epidemia agghindata da gioco non ha precedenti nella storia e si propaga con nomi da videogame. Blue Whale, Chem Sex, DaredevilSelfie, Funcky chicken, Jeu du foulard. Chi ha il coraggio può documentarsi sulla meccanica ma il senso è sempre quello: rischiare la vita senza apparenti motivi, meglio se di fronte a un pubblico che confermi coraggio, prestanza fisica, comunanza di valori. Gli psicologi slittano su diagnosi verosimili che raccontano perché succede e come siamo messi. Su una base di incoscienza legittimata dall’età si innestano la noia, l’assenza di certezze e gli stimoli fatali di mondo reale e mondo virtuale. Si può tradurre con disperazione. Oppressione per un orizzonte fuori misura. Tentazione di sottrarsi alle promesse non mantenute appesi a una corda, investiti da un treno o da un motorino, giù da un balcone. La morte appostata a ogni angolo di strada gode della vita interrotta proprio nel momento della seconda nascita. Sa di trovare terreno fertile, l’adolescenza è intrigata dal suo mistero e dagli effetti potenti che provoca. Sa di essere considerata anestesia, ma conosce pure l’impatto spaventoso sulla platea pietrificata. Prima non riesce a stanarli perché le madri sono attente al detersivo e alla presa elettrica, pericoli casalinghi. Dopo li trova soli e non sottilizza fra tendenza al suicidio, accidentale tragedia o scherzo dell’emulazione. E dove sono le madri e i padri? Magari da qualche parte a cercare lavoro, a rifarsi un’esistenza, magari disperati quanto i figli ma senza quel bisogno paradossale di vita che spinge a morire. Un ragazzino che si uccide per gioco o per dolore reclama la propria esistenza almeno nella mente di chi ama. E chi lo ama ha una sola possibilità per strapparlo dalla tentazione della morte: parlargli in continuazione di vita, rintronarlo di speranza. Convincerlo che se il presente non è granché, domani sarà tutto diverso e possibile.