Mercoledì 24 Aprile 2024

Antifascisti immaginari

Abbassare i toni, dice il ministro Minniti. Giusto. E già che ci siamo, facciamo abbassare anche spranghe di ferro e bombe fatte per uccidere, con chiodi e schegge di legno. Perché le parole, a volte, pesano più delle pietre. Ma le pietre in faccia a un poliziotto pesano come un’arma letale. Allora, nella coda avvelenata di questa campagna elettorale, forse è bene ripartire dalle parole. La prima, la più diffusa, è antifascismo. Parola nobile, ovviamente, visto che al fascismo non si possono attribuire i quarti di nobiltà. Ma troppo nobile per essere applicata, come fanno molti media e politici, ai delinquenti incorporati nei centri sociali che sfruttano un convegno di Casapound nella sala privata di un albergo, non sulla pubblica piazza, per assaltare le forze dell’ordine. È successo a Torino, come a Bologna e Piacenza, sperando non succeda oggi a Roma. "Fatti gravissimi", dice il ministro. Giusto. 

Allora, discutiamo pure se le organizzazioni neo fasciste possano esistere nel nostro ordinamento, ma stabiliamo anche e subito che gli estremisti dei centri sociali sono fuori dal consesso civile, e nei casi in questione, devono stare dentro le patrie galere. All’Anpi, che custodisce la fiaccola della lotta di liberazione, chiediamo di rivolgere a tutti un invito a non usare per queste frange antidemocratiche e violente il termine antifascista. Perché almeno le parole e i toni tornino ad avere un loro equilibrio. Lo stesso che dobbiamo avere per giudicare la realtà.

Che ci mostra il riemergere di nostalgie di estrema destra, certo. Ma anche il costante galleggiamento di arcinoti gruppuscoli paramilitari di ultra sinistra che hanno come obbiettivo non la lotta alle nuove camicie nere, ma l’attacco allo Stato e ai suoi servitori. Abbassiamo i toni, certo. Alziamo la guardia, però. A 360 gradi.