Giovedì 9 Maggio 2024

Lussazione della spalla, ora si cura con A.S.A.

La tecnica per riparare la lussazione della spalla è stata messa a punto da un italiano e consente una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento, con pochissime recidive

Foto: nadisna/Pixabay CC0 Creative Commons

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La spalla è l’articolazione più mobile del corpo umano e, proprio per la sua struttura anatomica, la più instabile. Le sue lesioni sono spesso di natura traumatica, con una maggiore incidenza tra i giovani, soprattutto sportivi. Se queste lesioni non vengono riparate chirurgicamente è molto probabile che si vada incontro a delle lussazioni ripetute, recidivanti, determinate non più da una caduta o da un evento traumatico acuto, ma dai semplici movimenti quotidiani, per esempio mentre si praticano attività sportive o addirittura durante il sonno. Ma oggi è possibile trattare la lussazione della spalla per via artroscopica, nei casi di instabilità cronica, con un metodo più efficace di altri trattamenti chirurgici, meno invasivo e tutto made In Italy, che permette una ripresa funzionale a tre mesi dall’intervento e pochissime recidive. Si chiama A.S.A (Arthroscopic Subscapularis Augmentation) e ad averla ideata e sviluppata è il prof. Marco Maiotti, primario dell’U.O.C. di Medicina e Traumatologia dello Sport presso l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata di Roma, specialista in Ortopedia e Medicina dello Sport. COS'È UNA LUSSAZIONE? La lussazione della spalla consiste nella fuoriuscita della testa dell’omero (l’osso del braccio) dalla cavità glenoidea della scapola. In questo caso, quasi sempre lacera delle strutture legamentose e capsulari che avvolgono i capi articolari. In alcuni casi si verificano anche delle lesioni ai segmenti ossei. IN COSA CONSISTE L'A.S.A.? La tecnica A.S.A. consiste nella riparazione della spalla, che viene ulteriormente rinforzata mediante l’utilizzo del tendine del sottoscapolare che si trova nella parte anteriore della spalla e viene fissato a supporto della riparazione del tessuto capsulare. L’intervento viene eseguito in artroscopia, cioè senza aprire l’articolazione ma eseguendo solo delle piccole incisioni cutanee, e in anestesia locale, addormentando solo il braccio e la spalla da operare e mediante una procedura eco-guidata. PERCHÉ FUNZIONA? Spiega il Professor Marco Maiotti: “Questa tecnica permette di trattare pazienti anche molto giovani (dai 15 anni in su), soprattutto quando il tradizionale intervento di riparazione artroscopica espone a un’elevata percentuale di recidive e l’intervento di Latarjet 2 è sovra-indicato. Funziona perché dà la giusta stabilità alla spalla, senza comprometterne la mobilità articolare e senza dover eseguire interventi più complessi e a cielo aperto che, seppur efficaci per il ripristino della stabilità, prevedono l’utilizzo di viti o placche di metallo che se mal posizionati possono determinare gravi complicazioni”. MENO RECIDIVE Con questo intervento sono stati già trattati circa 500 pazienti negli ultimi 8 anni. La percentuale complessiva di recidive si attesta intorno al 3%, avvenute comunque dopo un evento traumatico ad alta energia. Studi scientifici hanno permesso di osservare un buon recupero articolare senza significative limitazioni della rotazione esterna della spalla e con una percentuale di artropatie a medio termine paragonabili agli altri interventi di stabilizzazione. Le controindicazioni di tale intervento emergono quando la TC evidenzia un danno osseo glenoideo importante. Leggi anche: - Punch, la nuova Functional Boxing - La gratitudine fa bene alla salute: allenatela così - Hot Yoga, i benefici per corpo e mente