Venerdì 26 Aprile 2024

Tumore della vescica, libro bianco prevenzione e cura

Dossier delle associazioni dei pazienti e società di urologia. I punti: diagnosi precoce, lotta al fumo e all'esposizione alle sostanze cancerogene, chirurgia e farmaci innovativi

Visita medica, foto di repertorio

Visita medica, foto di repertorio

Roma, 3 febbraio 2017 - Ogni anno in Italia si ammalano di tumore della vescica 27.000 persone, patologia che assorbe il 7% della spesa sanitaria (a livello europeo i costi ammontano a 4,9 miliardi di euro). Quando meno te lo aspetti ecco arrivare il guastafeste; il segreto è affidarsi alle sapienti mani del chirurgo. Già, ma come stringere i tempi dell'intervento? E poi, si poteva fare prevenzione?

Le sigarette tradizionali e l’esposizione a sostanze chimiche (coloranti, diserbanti, idrocarburi, polveri e fumi metallici) rappresentano fattori di rischio elevato: il 21-27% dei carcinomi della vescica nella popolazione maschile e l’11% in quella femminile sono per cause professionali. Detta in altri termini, evitando di inalare fumo, inquinanti e carburanti facciamo prevenzione. Lo screening universale sarà forse fuori dalla nostra portata. Ma un benzinaio, così come un addetto al reparto vernici, per giunta fumatore, dovrebbe parlarne al medico di famiglia, che saprà prescrivere controlli idonei nelle diverse epoche della vita. Sempre in tema di fattori di rischio, sembra che una prostata ingrossata, e la vescica che fatica a svuotarsi di conseguenza, mali piuttosto diffusi nella nostra società, non siano correlati all'insorgenza di cancro vescicale. Tutti concetti ribaditi di recente al congresso europeo di urologia oncologica a Barcellona.

Torniamo a parlare di vie urinarie e carcinoma della vescica in seguito alla presentazione del Libro Bianco, versione italiana dell'omologo White Paper realizzato dall’European cancer patient coalition, dossier dibattuto a Roma dai rappresentanti di F.A.V.O. (Associazioni di volontariato in oncologia) AIOM (Associazione italiana di oncologia medica), SIU Società italiana di urologia, SIUrO (Urologia oncologica), le associazioni di pazienti Fincopp e PaLiNUro, con il sostegno incondizionato di Ipsen e Roche. Il documento mette a fuoco temi come: prevenzione, diagnosi, trattamento e riabilitazione.

ll primo passo nel tumore della vescica, si diceva, è una buona chirurgia, da praticare senza indugi se possibile. Ma per arrivare a questo appuntamento occorre bruciare le tappe. Un ausilio nella diagnosi precoce viene da una nuova metodica con mezzo di contrasto fotosensibile, che permette di scoprire focolai invisibili a occhio nudo – ha ricordato Vincenzo Mirone, segretario generale della Società italiana di urologia (Siu). Sempre in tema di diagnosi precoce una efficace pratica di laboratorio, aggiungiamo noi, è l'analisi citologica nell'esame delle urine in presenza di casi sospetti, cioè la ricerca di cellule caratteristiche, come pure la ricerca tracce di sangue nel campione.

Nei soggetti operati si prospetta poi un modello multimodale di assistenza, cioè con l'ausilio dei farmaci e con il concorso di competenze in team: urologo, oncologo, radiologo radioterapista, anatomo-patologo, psicologo e fisiatra. Un fautore dell'approccio multidisciplinare è Renzo Colombo, coordinatore di area oncologica presso l’ospedale San Raffaele di Milano, uno dei curatori del libro bianco. Sergio Bracarda, consigliere nazionale AIOM e direttore di oncologia medica ad Arezzo, ha posto l'accento sugli ultimi sviluppi. ''La prossima disponibilità di inibitori di PD-L1 o PD-1'' ha dichiarato il clinico, riferendosi agli anticorpi monoclonali per l'immunoterapia nel tumore uroteliale della vescica (atezolizumab, poi pembrolizumab e a seguire altri possibili approcci) ''cambierà gli scenari dopo oltre 30 anni di assenza di significative novità''. "La validità dei dati rende ancora più importante, per noi oncologi, adottare una strategia personalizzata, per essere da una parte più efficaci nel trattamento di questo tumore e dall’altro, ridurre la possibilità di effetti collaterali".

La scommessa dunque risiede ora nella possibilità di accedere ai trattamenti oncologici innovativi anche in urologia. A seguire un programma di riabilitazione e recupero funzionale. Per finire è Roberto Carone, Presidente Siu e cattedratico a Torino, a ricordarci che il paziente operato alla vescica è a rischio complicanze, problemi della sfera sessuale e incontinenza urinaria. I centri riabilitativi hanno raggiunto un elevato livello di preparazione, ma secondo il libro bianco non sono distribuiti sul territorio nazionale in maniera adeguata.