Venerdì 26 Aprile 2024

Versace ufficializza il no alle pellicce e parte un appello a Dolce&Gabbana

Dopo l'intervista a Donatella la maison fissa il nuovo corso al 2019 mentre Peta cerca di coinvolgere altre case di moda

Visoni in un allevamento

Visoni in un allevamento

Milano, 16 marzo 2018 - Alle parole hanno fatto subito seguito i fatti: all'indomani dell'intervista in cui Donatella Versace aveva detto «Pellicce? Ne ho abbastanza. Non voglio uccidere animali per fare moda», la maison comunica che non includerà pellicce nelle sue produzioni a partire dal 2019. Questa decisione - spiega una nota del brand - è parte di un progetto più ampio incentrato sulle iniziative di sostenibilità di Versace, volte ad un approccio più consapevole e attento all'ambiente. Il primo risultato di questo processo è stato l'apertura di una nuova boutique a Londra, in Sloane Street, la prima ad avere la certificazione LEED, orientata alla sostenibilità, e alla quale seguiranno le aperture delle nuove boutique di Miami e Monaco nei prossimi mesi del 2018. «I prodotti in pelliccia - dice il ceo Jonathan Akeroyd - rappresentano solo una parte minoritaria dell'offerta di Versace. Questa decisione è un tassello di un più ampio programma di innovazione sostenibile per Versace, che include non solo un forte impegno a collaborare con tutta la nostra filiera, ma anche un profondo cambiamento culturale del quale beneficeranno tutti i dipendenti.» 

Intanto le organizzazioni animaliste allargano la platea della moda e lanciano appelli perché i brand più importanti del mondo dicano basta alle pellicce.   Munita di un nuovo video che mostra i visoni che vivono nello squallore in cinque allevamenti canadesi, la Peta, stavolta fa un appello a Dolce & Gabbana che «vende borse, scarpe e cappotti di visone, tra gli altri articoli in pelliccia, perché si unisca a Giorgio Armani, Jimmy Choo, Gucci, Michael Kors e molti altri stilisti e brand eminenti che hanno messo al bando le pellicce». Il film di Peta , rivela che i visoni di questi allevamenti sono stipati in piccole gabbie con pavimenti in filo di ferro che si conficcano nelle zampe. Ragnatele e ruggine coprono le  gabbie, mentre sotto gli animali ci sono cumuli di escrementi e pozze di rifiuti infestati da vermi in decomposizione. L'enorme affollamento porta gli animali a combattimenti, ferite e persino alla morte. A diversi visoni mancavano le orecchie, la testa di un animale aveva una ferita aperta, e altri erano costretti ad arrampicarsi il corpo in putrefazione di un altro animale nelle gabbie. «Quando così tanti stilisti e case di moda, tra cui Giorgio Armani, Gucci e Michael Kors, stanno includendo tessuti caldi ed eleganti senza l'uso animali, è impensabile che Dolce & Gabbana continui ad usare le pellicce degli animali» afferma il direttore dei programmi internazionali Mimi Bekhechi.

«Quest'ultima investigazione mostra ancora una volta che pellicce, colletti e polsini condannano animali sensibili ad una vita miserabile all'interno di minuscole gabbie di ferro in questi allevamenti». La Peta, il cui motto recita in parte che «gli animali non sono nostri da indossare» mette in evidenza che i visoni sono animali solitari e semi-acquatici che in natura occupano migliaia di ettari di habitat paludosi. Ma negli allevamenti di pelliccia sono confinati in gabbie troppo affollate senza lo spazio necessario per pulirsi, fare i loro bisogni, nidificare, prendersi cura dei loro piccoli e riposare. L'indagine mostra che si muovono freneticamente avanti e indietro o rosicchiano i fili arrugginiti delle gabbie, segni di «zoochosi», o follia indotta dalla prigionia.  [email protected]