Venerdì 26 Aprile 2024

Teneva gli elefanti incatenati: condanna definitiva per il gestore di un circo

La Corte di Cassazione ha stabilito che si trattava di una condizione permanente causa di gravi disagi per gli animali che non avevano alcuna possibilità di muoversi

Elefante del circo in una foto di repertorio (Foto AFP)

Elefante del circo in una foto di repertorio (Foto AFP)

Roma, 6 marzo 2018  - Condanna definitiva, per il reato di maltrattamenti di animali, per il gestore di un circo accusato di aver tenuto 5 elefanti incatenati, limitando così i loro "più elementari movimenti" in una "situazione incompatibile con la loro natura e produttiva di gravi sofferenze". La terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna inflitta dal tribunale di Alessandria all'imputato - un 82enne originario di Catania - che dovrà pagare un'ammenda e risarcire il danno alle associazioni animaliste (Lav e Anpana) parti civili nel processo.

La Suprema Corte, con una sentenza depositata oggi, ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dal gestore del circo: "la detenzione degli elefanti in catene, al di fuori dei momenti in cui il contenimento è strettamente necessario per esigenze di cura o pulizia, appare assolutamente incompatibile - spiegano i giudici di 'Palazzaccio' - con la natura degli animali, perché realizza una compressione intollerabile della possibilità che l'elefante ha di muoversi, sia pure nello spazio limitato di un recinto. Tale condizione è anche produttiva di gravi sofferenze, perché consente al più movimenti minimi, inibendo del tutto la deambulazione e l'assunzione della posizione sdraiata su un fianco".

Nel caso in esame, le "violazioni poste in essere risultano macroscopiche": la Corte parla di "assoluta incompatibilità" con la natura dell'animale dell'uso di catene applicate contemporaneamente sia a una zampa posteriore che a una zampa inferiore, trattandosi di uno strumento di contenimento di per sè produttivo di gravi sofferenze". La situazione in cui gli elefanti erano stati trovati "non era passeggera e contingente", conclude la Cassazione, nè "dettata dalla necessità di operare per la pulizia e la cura degli animali, perché gli animali erano legati con catene corte che ne impedivano i movimenti ed erano stati trovati in tale situazione all'interno del tendone dove venivano ricoverati per la notte, senza che vi fossero operazioni di pulizia in programma o in corso", concludono i supremi giudici. [email protected]