Mercoledì 24 Aprile 2024

Raggi dal Papa parla di encicliche. Ma dimentica l’Imu della chiesa

In campagna elettorale la sindaca attaccò il Vaticano: paghi l’imposta

Virginia Raggi e papa Francesco (Ansa)

Virginia Raggi e papa Francesco (Ansa)

Roma, 2 luglio 2016 - VENTI minuti di faccia a faccia, per parlare di ambiente, cambiamenti climatici e urbanistica. Virginia Raggi, sindaca di Roma, ieri ha incontrato per la prima volta Papa Francesco. Lei «molto emozionata» ha scoperto «una persona dall’umanità profonda» a cui non ha avuto il coraggio di chiedere quello che la base stellata in fondo si aspettava da lei; «Santità, e pagare l’Imu?».

CERTO, sarebbe stato sconveniente, al primo incontro, andare subito giù dritti al cuore del problema. D’altra parte, ci sono 400 milioni di euro che ballano di tasse non pagate dalle cosiddette ‘case per ferie’ cattoliche, che a Roma possono costare anche come un albergo a quattro stelle, ma di questo si occuperà in seguito il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini. Con Bergoglio, Raggi ha preferito volare alto. Regalando al Papa ‘la voce degli ultimi, dei dimenticati dalle istituzioni’ una lunga video-raccolta dalle periferie di Roma con messaggi, appelli e inviti indirizzati al Pontefice e provenienti dalle zone più in sofferenza della Capitale, da San Basilio a Tor Bella Monaca fino a Corviale. Nel video, decine di decine di romani che hanno pregato Bergoglio di «andare avanti come sta facendo», ma anche uno, un trentenne di Corviale, che gli ha chiesto proprio di «concretizzare gli auspici espressi circa il pagamento dell’Imu per gli esercizi della chiesa che svolgono attività commerciale». Insomma, in qualche modo, il messaggio clou sull’Imu è arrivato a Francesco in modo molto netto.

All’uscita, la sindaca di Roma è apparsa visibilmente colpita, con lei i genitori e il figlio Matteo di 6 anni. Poi, più sciolta parlando a Radio Vaticana, ha raccontato i temi del dialogo con il Papa, i passaggi apprezzati «dell’enciclica ‘Laudato si’, che mi sembrano estremamente attuali e moderni; devo dire che in quell’Enciclica c’è molto della società romana di oggi».

MA poi ha approfittato dei microfoni di Oltretevere per mandare un altro messaggio ai poteri forti capitolini e nazionali. «Le Olimpiadi a Roma? Abbiamo appena finito di pagare una rata di 90 milioni per i mondiali del ‘90 - ecco il passaggio chiave - e abbiamo un debito di 13 miliardi di euro: fatevi i conti di quanto pesano sulle spalle dei cittadini questi eventi. Non ci si può indebitare per altri anni». E ancora: «I romani non mi hanno chiesto di fare le Olimpiadi, ma se con referendum le vorranno noi ci saremo».

Certo, Raggi ha un mare di problemi ancor prima di cominciare. La giunta ancora non c’è e forse non ci sarà neppure il 7 luglio prossimo, ma toccherà aspettare almeno il 12. Sui posti chiave del nuovo potere capitolino, infatti, si è scatenata una guerra per bande, una lotta tra correnti grilline con grande sfoggio di presunti dossieraggi che vedono protagonista Marcello De Vito, il ‘mister preferenze’ romano, la cui sponsor Roberta Lombardi voleva vedere assiso nel ruolo di vice sindaco.