Giovedì 25 Aprile 2024

Delizie a Casteldimezzo

Fra Marche e Romagna, in una terra ricca di storia e di leggende, un lembo di natura bellissima dove scoprire inattese raffinatezze. Da bere e da mangiare di Davide Eusebi

La modella Letizia Rinaldi e il pesce appena pescato

La modella Letizia Rinaldi e il pesce appena pescato

CASTELDIMEZZO (Pesaro e Urbino) SCIABORDIO delle acque. Naso all’insù: la falesia è un taglio vertiginoso che dalla sabbia arriva al cielo. Siamo nella battigia molle di Casteldimezzo. Una striscia di sabbia sotto la scarpata del Parco naturale San Bartolo, ultimo baluardo marchigiano prima della Romagna. L’acqua riflette il verde della vegetazione e le ginestre cantano il colore giallo. Prima di salire il sentiero si può provare un tuffo nel mito. A qualche vogata da qui, nella incantata baia della Vallugola, c’è ancora chi gira in barca e guarda il fondo in cerca dei riflessi dorati di antiche abitazioni, colonne e templi: la città romana di Valbruna, l’Atlantide dell’Adriatico, che, secondo una leggenda, sarebbe sprofondata in queste acque. Per anni archeologi e sommozzatori hanno cercato invano i resti della città misteriosamente scomparsa. Ma ci sono tracce di storia: il porto di Vallugola in antichità era frequentato dai Greci per raggiungere Adria e Spina, come dimostra il ritrovamento di terrecotte, frammenti di statue e vasi ittici del V secolo a.C. Inoltre, in cima alla collina sopra Vallugola, un’epigrafe racconta l’esistenza di un tempio dedicato a Giove Sereno, protettore dei naviganti i quali, seguendo la sua grande fiamma che illuminava le tenebre della notte, potevano arrivare sani e salvi a destinazione. Nel Parco invece, proprio di fronte al mare, crescono erbe spontanee e perfino tartufi, nella boscaglia. Una riserva di sapori da conquistare. E’ l’ora di salire per il sentiero. Casteldimezzo è il paese arroccato dei pescatori. E’ la fatica di trascinare le reti per un dislivello di centinaia di metri, fino a casa. È l’odore del mare nelle mani tagliate dalla fatica. Oggi i vecchi pescatori non ci sono più, ma c’è una Taverna a loro dedicata, che pesca sempre e solo dai barchetti della zona che ancora navigano la civiltà marinara. La Taverna del pescatore è un rifugio per lupi di mare e bellezze rare come la modella gourmet Letizia Rinaldi. Qui si può bere con gli occhi l’Adriatico, puntellato di barche, fino a vedere l’altra sponda, la Croazia, nei giorni limpidi. Salvo poi addentare la memoria nella sala da pranzo o nella veranda da cena vista mare. Qui, alla Taverna, negli anni ’60 i turisti tedeschi chiedevano la merenda salata e trovavano lo spiedino di pesce alle 16. Oggi Marco Baffoni e la sua famiglia sbarcano il pescato a tavola dalle 19 e 30. Cucina verace. C’è il piatto povero del pescatore, la polenta con il sugo rosso di vongole, rosso che scalda il cuore, e ci sono i lumachini di mare in guazzetto, gli introvabili cannelli gratinati, il tonno grigliato alla menta, la frittura e tutta una serie di piatti che il venerdì vengono proposti a prezzo promozionale di 25 euro per le famiglie, perché tutti possano nutrirsi di tradizione.  DALLA TAVERNA parte il sentiero che taglia il crinale. Percorso mozzafiato tra vergine macchia mediterranea. Camminate per un chilometro fino a Fiorenzuola di Focara, borgo romanico dove in antichità si accendevano fuochi per segnalare terra ai naviganti; fino al campanile, aggrappato alla roccia e battuto dai venti come il divino poeta, Dante Alighieri, cantava nella Divina commedia (XXVIII Inferno): «... poi farà sì che al vento di Focara / non sarò lor mestier voto né preco..»

LA VICINA località di Colombarone, nel Parco San Bartolo, conserva i resti della basilica di San Cristoforo ad Aquilam, di cui si ha notizia fin dal 743 d.C. secondo la fonte medioevale Liber Pontificalis: qui avvenne infatti l’incontro tra papa Zaccaria e l’esarca Eutiche, per discutere della preoccupante avanzata dei Longobardi verso Ravenna. Già in età romana nell’area sorgeva una fattoria, mentre nel III secolo venne edificata una lussuosa villa con splendidi mosaici tuttora visibili (IV e VI sec). La sala di rappresentanza della residenza divenne poi chiesa cristiana, abbandonata nel Medioevo per lasciare posto ad una chiesola di cui si è recuperato un breve tratto di muro. Per informazioni: 0721 387398 Comune di Pesaro e 0721 387541 Sistema Museo.

vvGIALLO accecante di ginestre e profumo intenso di giallo. La selva selvaggia di Casteldimezzo sarà la culla del vino per eccellenza da abbinare alle specialità marinare del Parco San Bartolo: il Bianchello del Metauro. Data da non perdere: il 9 giugno alle 20,30 alla Taverna del Pescatore (0721 208116) si consuma il matrimonio più atteso dell’anno enogastronomico locale: quello tra il Bianchello del Metauro, vino autoctono di queste zone, e la cucina dei pescatori. Un’occasione particolare: ai piatti di mare di Marco Baffoni sarà infatti abbinato il Bianchello del Metauro Celso di Luca Guerrieri, selezione della cantina Guerrieri di Piagge, unico nel suo genere, premiato al recente Vinitaly con una votazione altissima assieme ai cugini illustri del Verdicchio. Vino di eccellente equilibrio, sapidità, frutto, elegante e pulito che riflette l’uvaggio in purezza: niente passaggio in legno, solo vigna nel calice.

05/05/2016