Giovedì 25 Aprile 2024

Troppi delitti senza castigo

di Pino Di Blasio

UN ECCESSO di scienza o sedicente tale con le analisi del Dna, una fiducia cieca nella tecnologia, utilizzata spesso in modo maldestro con le intercettazioni, un diluvio di prove virtuali, di congetture, di teoremi. La giustizia penale in Italia soffre di questi mali da tanti anni. E soprattutto sente la mancanza della prova regina nelle inchieste sui delitti: la confessione. Nessuno crolla più di fronte agli inquirenti, nessuno ammette di aver ucciso, anche se inchiodato da prove apparentemente schiaccianti. Che però sono tali solo prima di infrangersi contro una sentenza di appello o in Cassazione. In assenza dell’altra prova regina, la pistola fumante, ovvero la flagranza di reato, ottenere la confessione di un accusato è, dai tempi dell’Inquisizione, la maniera più spiccia per emettere una condanna. MA NON sono più i tempi di ‘Delitto e castigo’, di moderni Raskol’nikov tormentati dopo aver ucciso, dilaniati dal rimorso fino al punto di confessare gli omicidi al giudice e di essere spediti in cella o in un campo di lavoro. Da Dostoevskij siamo passati a Woody Allen, a ‘Crimini e misfatti’ o al più patinato ‘Match point’. Storie di assassini impuniti e felici di essere tali, soddisfatti per averla scampata e senza nessun pentimento per aver eliminato persone che avevano la sola colpa di essere diventati ostacoli. È lo stesso Allen che fa dire ai protagonisti quanto sia cambiato il mondo.  In ‘Match point’ il giovane, bello e squattrinato assassino legge Dostoevskij, in ‘Crimini e misfatti’ Martin Laudau snocciola a uno stupito interlocutore il suo scetticismo rispetto all’idea di una giustizia che prima o poi emerga trionfante sul destino degli uomini. Non a caso è una dea rappresentata con gli occhi bendati. E sperare che gli uomini siano così responsabili da ravvedersi e confessare le proprie colpe, è solo «letteratura».  Per questo i processi sono diventati lotterie, quiz a risposta multipla, referendum su condanne o assoluzioni. Le lunghe ore nelle camere di consiglio servono a far crescere la suspense, quasi a far alzare il livello delle scommesse e le quote dei bookmakers. E così, da via Poma a Garlasco, dal parà Scieri a Pisa al caso Denise, per finire a Perugia, si allunga la teoria dei delitti senza castigo. Con la sola certezza della morte delle vittime.

di Pino Di Blasio