Mercoledì 24 Aprile 2024

Squinzi: manovra da 16 miliardi E Padoan manda via 139 dirigenti

Nuccio Natoli ROMA IL CLUB dei pessimisti aumenta. Dopo Bankitalia e Ocse, anche Confindustria vede nero e chiede al governo di «agire subito» attraverso la prossima Legge di Stabilità. Il Prodotto interno lordo (Pil) italiano quest’anno sarà negativo dello 0,4%, stimano gli analisti dell’associazione degli industriali. Per il 2015 si può sperare in una crescita risibile del Pil dello 0,5%, però con la postilla che è un risultato «tutto da conquistare». COSÌ, a sorpresa rispetto a quanto detto finora il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, ammette che l’anno «forse chiuderà in negativo», ma punta sul bicchiere mezzo pieno: «La ripresa arriverà nel 2015». Quindi aggiunge che la Legge di Stabilità si preannuncia «difficile» , ma si farà «tutto il possibile per trovare risorse da destinare alla crescita». Tra le mosse date per sicure cita la conferma del bonus di 80 euro, la volontà di «non aumentare le tasse», l’obiettivo di fare una spending review senza «tagli sociali», l’intenzione di procedere a tappe forzare sulla riforma del mercato del lavoro con «semplificazioni che renderanno l’art.18 un non problema». A riprova della bontà delle mosse già fatte dell’esecutivo, il ministro tiene a sottolineare che il ribasso dello spread allevierà i conti pubblici di 5 miliardi di euro. A un comunicato, invece, affida la notizia che al ministero dell’economia sono state già cancellate 139 posizioni dirigenziali per evidenziare l’operazione di spending review proprio all’interno delle sue mura domestiche. GLI ECONOMISTI di Confindustria, però, disegnano uno scenario in cui la disoccupazione è destinata a crescere quest’anno dello 0,6%, mentre il prossimo si ridurrà di un marginale 0,2%. La necessità di uscire dal pantano — a loro parere — impone che la prossima Legge di Stabilità intervenga agendo sulla competitività delle imprese attraverso il taglio del cuneo fiscale e spinga gli investimenti pubblici e privati. Gli uomini di Confindustria hanno anche fatto i conti in tasca al governo spiegando che gli impegni già previsti per il prossimo anno (in primis proprio la conferma del bonus di 80 euro) delineano una manovra da 18,6 miliardi di euro, al momento coperti solo per 2,7 miliardi. Il risultato è che vanno trovati «altri 15,9 miliardi di euro». Il tutto con l’aggravante che i tagli ipotizzati con la spending review (17 miliardi nel 2015) risultino già insufficienti. Stando così le cose il timore paventato da Confindustria è che, per fare tornare i conti, il governo ricorra alla medicina tradizionale: aumento di imposte e tagli lineari alla spesa pubblica.