Venerdì 26 Aprile 2024

Vendita Milan ai cinesi, il 28 aprile si deciderà

Si lavora alla vendita del 70% delle quote per 650 milioni: Berlusconi resterebbe presidente onorario

Silvio Berlusconi (Ansa)

Silvio Berlusconi (Ansa)

Milano, 16 aprile 2016 - C'è Cristian Brocchi che vive la sua prima vigilia in armi da lombo di panchina in serie A e c’è il suo noto Principale che vive un altro tipo di vigilia, quella della cessione della maggioranza del Milan. Oggi il Silviocottero è dato per atterrante a Milanello. Così due insonnie, ancorché incommensurabili, si potranno guardare negli occhi. Anche se un conto è il debutto da allenatore del Diavolo, un altro è amputarsi una parte di sé, o se preferite un paragone più fantasy, è come per Bilbo Baggins cedere ad altrui l’Anello. Il tessssoro di Berlusconi, almeno nel campo dei nobili alluci, è quel Milan che trent’anni fa il signore di Arcore salvò dal fallimento e poi innalzò nell’empireo dei trionfi calcistici planetari.

Quel Milan che il Grande Capo avrebbe volentieri ceduto a quote di minoranza alla cordata di Bee Taechaubol: il broker thailandese ha ancora un’opzione d’acquisto, ma sembra ormai off-side. Ora – a fronte di una più vispa e attiva cordata cinese, il cui advisor è un italoamericano di conclamata sapienza mediatrice, Sal Galatioto – si tratta proprio di cedere l’Anello, la maggioranza percentuale.

Svolta epocale. Perché i cinesi, dieci imprenditori con intonazione yankee, puntano, da una base di partenza quasi salomonica, al 70 per cento, cioè al pienissimo potere. E a Silvio resterebbe il 30 per cento più la carica di presidente emerito? Tentazione: i 650 milioni di cucuzz-euro che la cordata non alpinistica mette in tavola sono vicini, in percentuale, a quel fatidico miliardo di valutazione, la linea del Piave del Prorietario. Comunque sia, è la conferma di un interesse, di una trattativa avviata piuttosto bene. Il Grande Capo e la Famiglia riflettono.

E il 28 aprile ci sarà un cruciale consiglio d’amministrazione rossonero. Non sarà un closing, ma a giugno qualcosa potrebbe quagliare. Tornando all’insonnia dell’allenatore appena promosso al fuoco di prima linea, c’è chi cogliendo la palla al balzo della trattativa coi cinesi, lo inquadra più che mai nella categoria dei traghettatori, cui la sorte ha dato in gestione un tempo a prestito. Ma avere ansia per il domani e le sue difficoltà non aiuta certo a sempificarle, men che meno se al tutto si dà un senso di precarietà. Brocchi ha per fortuna sua delle spalle iuttosto grosse. Anche nella reintroduzione ufficiale del trequartista, mestiere e ruolo che con Sinisa Mihajlovic era negletto. Il 4-3-1-2 col serbo non ha avuto grande fortuna, ma ora, per una serie di virtuose convergenze (il desiderio tattico del primo allenatore del Diavolo e l’orientamento modulistico di Brocchi a prescindere) tornerebbe in auge.

Contro la Samp, sull’erba di Marassi, dovremmo vedere Bonaventura alle spalle di Bacca e di un Balotelli che, droni a parte, sembra aver riconquistato la titolarità sul cagionevole Luiz Adriano. In mediana Montolivo dovrebbe agire da perno centrale coadiuvato da Kucka e Bertolacci, mentre in retroguardia De Sciglio prenderebbe il posto di Antonelli nel terzinaggio di sinistra. Il resto, come sepre, saranno fatti. O misfatti.