Mercoledì 24 Aprile 2024

Ferrari F1, ora Maranello investa di più nella rinascita

Per tornare a vincere ai tempi del Drake ci vollero 11 anni, dal 1964 al 1975: e 21, dal 1979 al 2000, per assorbire i postumi di una crisi venuta a coincidere con la scomparsa del Grande Vecchio

F1, il box Ferrari (AP)

F1, il box Ferrari (AP)

Sassuolo, 11 ottobre 2016 - L'altro giorno un caro amico mi ha trafitto con una domanda destinata a restare senza risposta. In breve: per quanto tempo ancora dovranno soffrire, i tifosi della Ferrari?

Ho tentato di replicare cercando rifugio nella Storia, che purtroppo mai è maestra e sempre viene dimenticata. Ai tempi del Drake ci vollero 11 anni, dal 1964 al 1975, per passare dal trionfo iridato di Surtees a quello di Lauda. E ce ne vollero 21, dal 1979 al 2000, per assorbire i postumi di una crisi venuta a coincidere con la scomparsa del Grande Vecchio.

Dove voglio arrivare? Certo non mi interessa alimentare la depressione dei fans del Cavallino. Ma amare la Rossa significa pure conservare la fede viaggiando nel deserto delle delusioni. Piero Ferrari ha raccontato ai miei quattro lettori di credere in una rinascita non troppo lontana. A patto, aggiungo io, di saper investire le somme necessarie per un salto nel futuro (vedi altro articolo sui segreti della dittatura Mercedes sulle piste dei Gran Premi). Dopo di che, per stare al presente giapponese, ‘eppur si muove’.

Mi spiego: la Ferrari del sabato di Suzuka è stata la migliore della stagione in qualifica, non distante dalle due Frecce d’Argento. E però sulla griglia di partenza sia Vettel che Raikkonen erano ricacciati indietro dalle penalizzazioni. Passi per il tedesco, ingiustamente condannato dalla giuria della Malesia per il pasticcio al via. Ma il finlandese ha pagato pedaggio, ancora una volta, alla debolezza del cambio. E qui il disappunto si trasforma in frustrazione: la Sf 16H non si è rivelata la macchina dei sogni e soprattutto ha aggravato i difetti di competitività con limiti gravi di affidabilità. Segno che c’è da lavorare (e tanto!) anche in questa area.

Meno convincenti mi sembrano le critiche sulla strategia adottata dal Muretto Rosso. O meglio: è possibile che con una soluzione ‘pneumatica’ diversa Vettel sarebbe stato magari in grado di salire sul gradino più basso del podio. Ma ovviamente non esiste controprova e comunque non è che con una scelta differente la macchina di Raikkonen abbia funzionato meglio…

Purtroppo, di fronte allo strapotere della Mercedes e alla risalita della Red Bull, scannarsi per un tipo di gomma forse montata al momento sbagliato significa, ahinoi, guardare il dito al posto della luna. E vincere, allora, sarà sempre più difficile!