New York, 29 settembre 2015 - "L'Italia è pronta a un ruolo guida in Libia". Perché "l'Isis è alle porte". Lo ha detto il premier Matteo Renzi, nel suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu. Il premier ha premesso che questa eventualità si realizzerebbe soltanto se fosse il governo libico a chiederlo, e comunque la partecipazione dell'Italia si limiterebbe all'assistenza e stabilizzazione del Paese. Renzi ha detto che la Libia non è stata dimenticata dall'Onu, che i libici "non sono soli" e ha lanciato un appello perché "tutti le parti in Libia" aspirino ad una pace duratura. Di Libia - definendola "priorità" per l'Italia nella lotta al terrorismo - il premier aveva parlato anche in un'altra occasione, intervenendo poche ore prima al summit contro il terrorismo e gli estremismi violenti organizzato da Barack Obama sempre all'Onu. "Abbiamo preso atto del fallimento dell'inerzia in Siria, dunque bisogna avere coraggio di guardare in faccia la realtà: l'Isis è un nemico pericoloso alle nostre porte".
Dopo il conflitto in Libia, il premier non poteva non soffermarsi sulla tragedia dei migranti: "Parlo a nome di un popolo generoso e responsabile che si impegna nel salvataggio di migliaia di fratelli e sorelle nel cuore del Mediterraneo" ha detto, citando poi i nomi dei bambini nati sulle navi italiane (Diabambi, Salvatore, Francesca Marina...) senza dimenticare il piccolo Aylan, morto a Bodrum, ucciso dai nuovi schiavisti. "L'Italia è stata la prima a cogliere l'importanza della crisi dei migranti, iniziata nel Mediterraneo. Ma il problema non sono i numeri quanto la paura". Quella paura che fa innalzare i muri. "L'Europa è nata per abbattere i muri e vedere sorgerne di nuovi è intollerabile".
Renzi ha anche accennato a quale potrebbe essere il ruolo dell'Italia nelle zone del conflitto, lanciando la proposta per i "caschi blu della cultura". "L'Italia - ha detto - è il Paese nel quale è nata la pratica della conservazione dei beni culturali. Abbiamo in Italia la più alta concentrazione al mondo di siti Unesco e ci candidiamo a essere custodi della cultura nel mondo, portando avanti azioni concrete, sia da qui a New York, sia a Parigi con l'Unesco, per la conservazione della cultura. Sulla base di un modello che abbiamo sviluppato in casa nostra, proponiamo di realizzare una task force con membri militari e civili per operazioni di tutela e ricostruizione dei siti storico-artistici, che sarà a disposizione dell'Unesco e potrà essere schierata nel quadro delle missioni di pace dell'Onu".