Mercoledì 24 Aprile 2024

La parabola dei leader

IL COPIONE di una politica che divora i suoi leader e alla fine divora se stessa. La «Cérémonie cannibale» è non a caso il titolo di un libro recente di Christian Salmon, dove l’intellettuale francese mette a nudo la fragilità delle leadership contemporanee, tanto onnipresenti quanto prive di effettivo potere. Leadership le cui parabole sono sempre più brevi. Già Max Weber a proposito del leader carismatico aveva osservato come questi fosse consacrato come tale dal successo e messo in crisi, con la sparizione dell’aura carismatica, dal suo venir meno, dall’apparente abbandono del favore «del suo Dio».

NELL’ODIERNA politica-spettacolo che si ciba della continua messa in scena di personaggi come il leader eroe, o padre/madre, o uomo comune o charmant (come aveva già rilevato a metà degli anni Settanta Roger-Gérard Schwartzenberg nel classico «L’État spectacle»), il sistema dei media rischia di rendere parossistico questo processo di ascesa e caduta. Esso partecipa entusiasta alla creazione del leader-personaggio, imponendo a questa costruzione i suoi format, i suoi ritmi continui e veloci e interagendo con opinioni pubbliche fluide e orientate da questa esasperata personalizzazione.

Ma così come li crea, i leader, questo sistema può distruggerli: anche questo fa parte del copione. Un copione che attrae un «pubblico» capriccioso, che nell’attuale fase di crisi, ancor più che in passato, sviluppa enormi aspettative alle quali seguono altrettanto forti delusioni. E i leader, o coloro che vogliono divenire tali, spesso si prestano a questo gioco pericoloso, con le loro promesse mirabolanti sempre più lontane dal mondo del possibile, soprattutto a fronte dell’indebolimento del potere dei governi nazionali, e con la loro presenza ubiqua sui diversi palcoscenici del sistema comunicativo.

ANCHE Matteo Renzi si è prestato a questo gioco, anzi, in qualche modo ne è figlio. Anche lui ha preferito alla «costruzione» (del suo partito, di una visione, di programmi di lungo periodo) la «rappresentazione» e in questo è stato sostenuto da pubblici entusiasti e da osservatori e responsabili dell’informazione talvolta un po’ distratti e, soprattutto, anch’essi trascinati dalla ingenua speranza del cambiamento qui ed ora. Gli stessi che oggi potrebbero voltargli le spalle.

SE AL SECONDO turno i suoi candidati ce la faranno avrà una chance per riprendersi, per mostrare che «il suo Dio» è ancora con lui. Se così non dovesse essere, l’aura del giovane leader giunto per compiere l’impresa è probabilmente destinata ad appannarsi ancora di più e ciò potrebbe compromettere la difficile partita del referendum costituzionale. L’ultima partita. Di una politica che è sempre più un tragico gioco. Comunque vada a finire.